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DEM e GOP: due nomination storicheTutti i record di Hillary e Donald

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Tirando le somme delle primarie, i due trionfatori Clinton e Trump hanno fatto la Storia ognuno a modo suo. Hillary e' la prima donna (e nonna) ad essere nominata per rappresentare uno dei due maggiori partiti nella corsa alla presidenza. E' inoltre anche la prima ex First Lady a riuscire nell'intento, il che introduce nella politica americana il nepotismo di stampo argentino – la moglie che si fa tirare la volata dal marito. E' un modello parentale che si affianca a quello dei “cugini di” e dei “figli di” padri presidenti che ha avuto nell'ultimo secolo i fulgidi esempi dei Roosevelt (Teodoro e Franklyn Delano) e dei Bush (George W.H. e George W). Agli albori della Repubblica era stato John Quincy Adams, il sesto presidente, ad essere eletto nel 1825, 24 anni dopo il padre John Adams, il N.2 (successore di George Washington). I fratelli Kennedy non sono riusciti a bissare John Fitzgerald, ma solo per le tragiche morti di Robert (ucciso in un attentato durante le primarie) e della “segretaria” del piu' giovane dei fratelli, Ted. La poveretta affogo' in un fiume mentre era nell'auto con il senatore, che ammise di essere colpevole di mancato soccorso e, 10 anni dopo, perse contro Carter anche per quell'incidente. I Kennedy sono una dinastia mancata che aveva tutto il potenziale per farcela. I legami familiari, con annessi patrimoni cospicui e network costruiti dal capostipite, favoriscono insomma la trasmissione delle cariche per linee interne anche nelle democrazie. Ma mentre negli USA di oggi i repubblicani hanno frustrato il povero Jeb (suo figlio Prescott, pero', si sta scaldando i muscoli in Texas come assessore al territorio), i democratici si sono acconciati alla coppia piu' fedifraga del mondo, cementata dalla rete dei conflitti di interesse (Global Foundation), dalla bramosia di potere che non ha eguali (da quando Bill trentenne divenne Attorney General in Arkansas, o lui o lei hanno sempre avuto cariche pubbliche), dall'omerta' sugli scandali (da quelli sessuali a Bengazi e al server privato illegale). E per un domani? La figlia Chelsea, lo ha ammesso lei stessa, ha progetti di fare la deputata o la senatrice tra qualche tempo, quando i figli saranno a scuola (privata). Il gossip di palazzo dei DEM ha anche tirato gia' in ballo Michelle, che finora pare resistere alle sirene. Mai dire mai. Come si fa a escludere una “Obama” dal futuro risiko del potere, con Malia e Sasha teenagers in carriera? Il successo di Trump e' tutta un'altra storia. Se possibile, il “brand” personale dell'immobiliarista - arrivista, miliardario, personaggio della Tv e dei concorsi delle Miss, tre mogli e vari figli nella jet society - sembrava assicurargli una ‘passerella' fugace, l'ora del dilettante in un programma serissimo con 16 professionisti della politica repubblicana. Ed eccolo, invece, con il suo record conquistato sul campo. Dodici mesi dopo l'annuncio nella Trump Tower della sua corsa, Donald vanta il maggior numero di voti che un candidato abbia mai avuto nella storia del GOP: 13 milioni e 406 mila, un milione e mezzo in piu' dei 12 milioni ottenuti da George Bush nel 2000. Nelle primarie del 2016 Trump, insieme ai suoi avversari nel GOP, ha portato ai seggi oltre 30 milioni di americani, altro record storico per il partito. Questo risultato e' secondo solo, nella storia delle primarie di entrambi i partiti, ai 37 milioni di votanti che parteciparono alle primarie democratiche del 2008, quelle doppiamente storiche per la sfida tra il possibile primo presidente nero (Obama) e la possibile prima presidente donna (Hillary). E va tenuto conto del fatto che i registrati DEM nel paese sono piu' degli iscritti al GOP. Paradossalmente, un altro record del miliardario Trump e' stato quello della spesa piu' bassa per l'intera campagna delle primarie: solo 58 milioni di dollari, circa un quarto dei 204 milioni di Hillary. Con questo successo, Trump e' stato pure il primo a vincere la nomination senza raccogliere soldi altrui ma spendendo solo di tasca propria. di Glauco Maggi

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