Roseto degli Abruzzi, nel residence con 124 immigrati festini con sesso e droga
Facevano festini di droga e sesso con minorenni e il luogo scelto per lo sballo era un residence. Ma non uno qualunque: il "Felicioni", una struttura a Roseto degli Abruzzi (Teramo), fronte mare con piscina, che ospita da anni 124 migranti. Tutti richiedenti asilo. A finire in manette sono stati cinque albanesi a conclusione di una lunga indagine partita lo scorso aprile con l' arresto di uno di loro, trovato in possesso di 40 grammi di cocaina: i Carabinieri della compagnia di Giulianova hanno intuito che dietro quello spacciatore poteva esserci un giro più ampio e - utilizzando sia i classici strumenti di pedinamento e appostamento, ma anche quelli tecnologici di intercettazioni telefoniche, ambientali e filmati - hanno scoperto che dietro quel ragazzo albanese c' era un gruppetto composto da altri connazionali. Una vera e propria gang della quale facevano parte Alban Guga (23 anni) e Bruno Xhaysa (28 anni), entrambi residenti a Roseto, più Gezim Papa (29 anni), Victor Gjeci (23 anni) e Bledar Laci (29 anni), residenti a Rutigliano (Bari), tutti pluripregiudicati. I cinque avevano organizzato un giro si spaccio di cocaina e marijuana tra Roseto e dintorni e spesso gli incontri con gli acquirenti (decine e decine di giovani anche minorenni, tutti ripresi dai carabinieri con foto e video) avvenivano proprio all' interno del "Residenze Felicioni", dove gli indagati prenotavano le camere e organizzavano dei veri festini a base di droghe e sesso: in alcuni casi le ragazze che partecipavano agli incontri, non avendo soldi, pagavano cocaina e marijuana con prestazioni sessuali. Le accuse per i cinque albanesi sono di spaccio di stupefacenti aggravato dalla minore età dei destinatari (per i due albanesi residenti a Roseto) e spaccio ed estorsione aggravata (per i tre albanesi residenti a Puglia). E l' assurdo è che le presunte vittime di estorsione sarebbero proprio i due albanesi residenti a Roseto, che dai tre connazionali residenti in Puglia avevano acquistato a credito 200 grammi di cocaina (dal valore di circa 10mila euro) senza poi pagarli: da qui erano partite diverse spedizioni punitive per recuperare i soldi seguite da minacce di morte, tanto che i due albanesi rdi Roseto avevano denunciato gli altri tre connazionali. Denuncia successivamente ritirata, però, presumibilmente dopo un accordo tra loro, visto che i tre connazionali nel frattempo si erano stabiliti a Roseto per condurre insieme gli affari. L' aspetto più inquietante della storia, però, è quello che riguarda il "Residence Felicioni" e ora gli abitanti del luogo reclamano la chiusura della struttura. Per farlo si appellano alla legge secondo cui «è legittima la sospensione del locale pubblico frequentato da soggetti pregiudicati, in quanto situazione idonea a creare allarme sociale, indipendentemente dalla colpa del gestore»: lo ha stabilito il Tar Lombardia in quanto la frequentazione ambientale è da considerare come fonte di pericolo «concreto ed attuale» per la collettività. Non solo. Sempre secondo la normativa (art. 100 del R.D. 1931 n. 773) «oltre i casi indicati dalla legge, il questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l' ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini». E non sarebbe la prima volta che queste leggi vengono applicate in questa zona nei confronti di diverse attività commerciali (soprattutto bar), come racconta il proprietario di un locale: «Per noi che stiamo dietro ad un bancone far capire ad un pregiudicato che non è gradito, ammesso sempre che lo conosciamo e riconosciamo, è rischioso e quasi sempre subiamo minacce per giorni da parte di questi soggetti. Purtroppo la legge è legge: se vogliamo restare aperti ci dobbiamo anche assumere questo rischio. Nel caso specifico del "Residence Felicioni", invece, il proprietario può dire che ha tutte le stanze occupate e il problema è risolto». Già, e l' inevitabile domanda che viene da porsi è: basta ospitare migranti per avere l' immunità? di Tito Di Persio