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Cto di Napoli, Pronto soccorso più "virtuoso" d'Italia: zero aggressioni al personale e "stanza rosa"

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Giulio Bucchi
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Un Pronto soccorso che sta diventando sempre più modello “virtuoso” per gli altri presidi sanitari del Paese. Con i suoi spazi “senza barriere” tra medici e pazienti, gli ambienti accoglienti e pensati per ridurre lo stress psicologico in sala d'attesa, fino ad arrivare alla riservatezza della “stanza rosa” per le vittime di violenza. Stiamo parlando del Pronto soccorso dell'ospedale Cto - azienda dei Colli di Napoli, guidato da Mario Guarino con la collaborazione di un team altamente qualificato a partire dalla coordinatrice (un tempo il termine esatto era “caposala”) Carmela Talente fino agli “angeli in camice bianco” come Graziella Castellano e Claudia Sara Cimmino, che si prendono cura in particolare delle pazienti che arrivano al percorso rosa. L'eccellenza deriva dal fatto che, sin dall'inaugurazione - il 23 aprile del 2018 - contrariamente al trend negativo che vede spesso il personale medico e infermieristico degli ospedali partenopei nel mirino dei familiari dei pazienti, al Cto «il numero delle aggressioni è pari a zero», sottolinea Guarino. Il motivo? Un ambiente che annienta ogni distanza tra ammalato e operatori sanitari, tra i quali si stabilisce un rapporto di fiducia sin dal momento dell'accoglienza. Arrivato nel 2017 al Cto, Guarino, 56 anni e una docenza al master in Chirurgia d'urgenza e area critica alla Sapienza di Roma, ha lavorato insieme ad altri specialisti (in primis il direttore generale e il direttore sanitario dell'azienda) e tecnici come ingegneri e architetti «nell'ottica dell'innovazione e dell'umanizzazione delle cure per realizzare un Pronto soccorso basato su tecnologia e accoglienza», spiega. «A partire dal pavimento e dai rivestimenti, le zone di attesa hanno onde per evitare gli spigoli e ridurre lo stress e motivo e colori tenui che richiamano quelli della spiaggia e del mare». Varcando la porta d'ingresso non si ha infatti la sensazione di accedere a un Pronto soccorso. Nè di entrare, dopo pochi metri, nella “stanza rosa”, dove ogni donna può sentirsi libera di raccontare il suo mondo interiore. E, paradossalmente, a far sentire ancora di più a suo agio chi arriva in ospedale perché ha subito una violenza è un uomo. O meglio «l'uomo che salva le donne», come lo chiamano. «Ho iniziato a occuparmi di violenza nel 2009 al San Paolo grazie a Elvira Reale. Non sapevo nulla - ricorda - Mi accorsi che alle donne che arrivavano da noi con un livido non avevamo fatto la giusta diagnosi. Se referti solo quello e non tutto ciò che c'è dietro, non hai fatto il tuo lavoro». Insignito di vari riconoscimenti (tra cui numerosi bollini rosa) per l'impegno profuso contro la violenza di genere, al Cto Guarino accoglie vittime da Napoli e dalle altre province, ma anche dall'estero (alcune sono compagne di vip e professionisti). Tra gli ultimi casi una donna ucraina calpestata coi piedi dal compagno e una statunitense picchiata dal marito su una nave da crociera. Dall'aprile 2018 sono 55 le donne giunte al percorso rosa, di cui 4 hanno portato a provvedimenti giudiziari e 2 arresti. L'età media è 30-50 anni. «Abbiamo avuto 10 ricoveri in Obi (osservazione breve intensiva) cioè per le pazienti non dimissibili né protette perché ad alto rischio femminicidio». «Di queste il 100% ha subito violenza psicologica, il 40% fisica, il 60% economica», aggiunge il medico. di Giuliana Covella

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