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Gene Gnocchi, la critica a Pier Luigi Bersani: "Una delusione, come può ridursi così?"

Alessandra Menzani
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Gene Gnocchi ha partecipato a trasmissioni che hanno fatto la storia della comicità in Italia, da Mai dire gol con la Gialappa' s a Quelli che il calcio. Oggi, a 62 anni, oltre a un nuovo spettacolo teatrale e un libro, conquista un ruolo che sembra cucito su di lui: la copertina satirica di DiMartedì su La7, dopo l' era di Maurizio Crozza e un anno di Luca e Paolo. Raccogliere l' eredità di Crozza l' ha mandata in ansia da prestazione? «Non tanto. Già con Simona Ventura a Quelli che il calcio raccogliemmo il testimone di Fabio Fazio, in questo caso la copertina satirica di Floris l' avevo fatta già prima di Crozza. Io e Maurizio siamo diversi, io non faccio personaggi, i nostri registri sono differenti. Mi trovo bene, è uno spazio che funziona». Prende in giro gli ospiti. I più permalosi? «C' è chi ci sta e chi meno. La scorsa settimana ho lanciato davanti a Di Maio, che era in studio, "Giggino Robot". Un giochino ottimo come regalo di Natale che permette agli italiani di telecomandare Di Maio proprio come fa Grillo con lui. Non l' ho visto particolarmente agitato. Certe volte si va giù pesanti. Ma se si arrabbiano o meno non è un mio problema. Anzi, meglio». Storicamente chi si è arrabbiato di più? «D' Alema non è uno propriamente malleabile. Feci un tormentone su di lui: la Ferrari va male? È colpa di D' Alema. La Nazionale perde? È colpa di D' Alema. Matteo Salvini non ha gradito tanto quando ho detto che "andava su Rai Yo Yo a dare del negro a Calimero". Pazienza». E a Renzi cosa direbbe? «Gli chiederei se i soldi che ha vinto alla Ruota della Fortuna li ha investiti in Banca Etruria. Poi potrei esibirmi con la mia band». Quale band? «Ho formato un complesso. Si chiama "I figli di Renzi". Il nostro forte è annunciare una canzone e poi farne un' altra». Mi pare di capire che la satira si è ripresa bene dopo la decandenza di Berlusconi. «Per la verità non ho mai fatto satira ossessiva su di lui, piuttosto osservazioni di carattere ironico. Mi colpisce ancora il Berlusconi che parla di Milan, quando dice che Montella non capisce niente. Quello è il suo vero modo di essere. Dal punto di vista politico sono 30 anni che lo conosciamo». Però c'è stato un momento in cui la satira politica era in crisi. «Direi che è passata. Guardiamo i politici di oggi. Sono macchiette. Una volta andavano solo alle tribune politiche. Adesso sono in tv dalla mattina alle 7 a Omnibus alla sera a Linea notte. E poi ci sono i social. Nella loro smania d' apparire, per forza fanno figuracce». Per esempio? «I congiuntivi di Di Maio, i tweet ossessivi di Gasparri». Secondo me la stuzzica la Fedeli. «La Fedeli, ma anche Di Battista. È uscito da Montecitorio, pensava di arringare i Cinquestelle invece erano i forconi, e si è preso degli insulti. Se uno sta in onda 24 ore su 24 la puttanata la fa, è matematico. Basta che tu stai lì a monitorare. Noi comici alla fine non dobbiamo nemmeno faticare: fanno tutto loro». Lei è sempre stato vicino alla sinistra. Oggi come la vede? «Sono esterrefatto. Fanno veramente ridere. Dieci anni fa feci campagna politica per Bersani, perché l'ho sempre stimato, come Bernazzoli quando si candidò sindaco di Parma, era un mio compagno di classe. Ho avuto una bella delusione, l'ho ho detto anche personalmente a Bersani. Di recente ho dato voce a un ricercatore di Osaka, l' unico in grado di comprendere le metafore di Pierluigi. Ma puoi metterti al livello di Crozza? La mucca nel corridoio, pettinare le bambole. Mi si stringe il cuore. La gente vuole risposte serie ai problemi, mica delle gag». Quindi chi voterà? «Non saprei. Perché devo votare uno che non mi rappresenta? Spesso ho pensato che un politico dovrebbe essere migliore di me. Ma sinceramente vedo personaggi peggiori. Il 50% degli italiani che non vanno a votare me li spiego così». Tanti si buttano sui grillini. «Forse danno una parvenza di onestà, ma li trovo il meno del meno peggio del meno peggio. Un po' poco». Se i politici sono comici e un comico (Grillo) è diventato politico, a quando la discesa in campo di Gene Gnocchi? «L' ho già fatta. A DiMartedì ho lanciato il "Partito Del Nulla". Io scelgo il nulla. La vera alternativa al Movimento 5 Stelle». E avete già adesioni? «Sì, per ora di Cristina D' Avena e di altre persone che contano in questo Paese. Sui vaccini abbiamo una posizione precisa». Spari.  «Tutti i vaccini vanno provati su un' unica cavia, Alfano. Perchè tanto gli effetti collaterali non possono che migliorarlo. Per gli immigrati abbiamo lanciato un concorso: il Gratta e Resta». Floris non ha mai paura per quello che potrebbe dire? «No. Con lui mi sembra di essere tornato con Simona Ventura a Quelli che il calcio. Mi faceva fare tutto quello che volevo. Floris, su La7, magari prima della puntata mi può dire che il tale ospite potrebbe avere la tal reazione. Ma non mi ha mai detto "Questo non lo fare"». Urbano Cairo com' è? «Lo conosco da anni. È come Berlusconi a Mediaset ai tempi d' oro: attento al prodotto». Lo scorso anno era presente nei programmi di Del Debbio e di Chiambretti. Vi siete lasciati bene? «Mi è dispiaciuto lasciarli, sono amici, ma quando ho avuto la possibilità della copertina di DiMartedì ho accettato: è la cosa che mi rappresenta di più. Avevo chiamato Del Debbio dopo che ero uscito dalla Domenica sportiva. Gli ho chiesto se fosse interessato al mio contributo. Piero è un grande professionista con cui mi sono trovato bene». Delle polemiche su Fazio cosa pensa? «Le polemiche sono pelosità molto strumentali. Penso che certi contratti non si fanno per beneficenza. Se dai tutti quei soldi a un conduttore è perché pensi che produttivamente convenga. Se così non è, sarà un problema della Rai, non di Fazio. Lui fa bene a racimolare quello che può». E di Baglioni a Sanremo? «Dopo l' extracomunitario Carlo Conti, Sanremo torna all' Italia. Festeggiamo». Il programma dei suoi sogni? «Tornare a lavorare con Chiambretti, che stimo molto. E poi un programma sul calcio, una versione aggiornata della Domenica sportiva su La7. Una controdomenica sportiva. Magari anche con Floris: è un romanista sfegatato, lo vedremmo in una veste meno compassata. Non sarebbe male...». di Alessandra Menzani

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