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Cosa cambia nella tua vitacon lo spread alle stelle

Andrea Tempestini
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  Spread, differenziale, Btp, Bund. Una squela di paroline con le quali nostro malgrado abbiamo cominciato ad avere particolare confidenza dalla scorsa estate. Da quando il mostro "sempre più grosso" previsto già anni fa, agli albori della crisi, dal ministro Giulio Tremonti ha cominciato a mangiarsi, dopo Portogallo, Grecia e Irlanda, anche l'Italia. Ed ecco che con il ritorno dell'estate (sotto il segno dei tecnici), pur non avendole mai dimenticate del tutto (proprio mai), le già citate paroline si sono riprese tutta la scena: nei telegiornali, sui quotidiani, alla radio, spesso anche nelle discussioni tra amici. Il punto è che le ripercussioni dell'impennata dello spread sono evidenti per tutti, e non soltanto per chi ha il compito di vigilare sui conti dello Stato e su scenari macroeconomici. La prima lampante evidenza è relativa alle manovre varate dal governo Berlusconi e da quello Monti poi: una pioggia di tasse, firmate soprattutto dal professore, che hanno portato la pressione fiscale del Belpaese a livelli mostruosi (quella reale è al 55%, ma in casi distorti arriva anche al 70%). Una pioggia di tasse che, di fatto, ha svuotato le nostre tasche. E tutto ciò, di fatto, per colpa del famigerato spread, su cui pesa il nostro debito pubblico e l'incapacità dell'Italia di creare occupazione. Banche e tasse - Già da un anno, insomma, l'andamento delle aste dei titoli di Stato e dello spread condiziona la programmazione e le spese delle famiglie italiane che, nella maggior parte dei casi, nemmeno pensano alle aste stesse. I conti dell'Italia, disastrati, rendono disastrati anche i nostri conti in banca. Ma perché? I motivi principali sono due. Il primo: le banche sono i primi acquirenti di titoli di Stato italiani, ne hanno miliardi in cassaforte, e più cresce il rischio insolvenza dello Stato, detto in soldoni, più cresce il rischio che le banche falliscano. Per questo motivo le azioni dei nostri istituti perdono quotidianamente valore: sono fragili, e gli investitori si liberano delle cedole. Poi il secondo motivo: più è alto lo spread, più sono alti i rendimenti dei nostri titoli di Stato, più è alto il costo di rifinanziamento che deve affrontare il Tesoro. E se il denaro, per l'Italia, è sempre più costoso, il Tesoro si rivale sulle nostre tasche: se rifinanziarsi costa troppo sui mercati, è più semplice e meno oneroso farlo pescando dai risparmi degli italiani. Crisi del credito e disoccupazione - Le due circostanze generano un effetto a cascata, innescano una serie di meccanismi che pesano come macigni sulla nostra vita quotidiana. Le banche sempre più deboli, nonostante gli aiuti della Ue e della Bce, non concedono più credito né alle imprese né alle famiglie. Il rischio di un credit crunch mortale, lo scorso novembre e dicembre, è stato scongiurato. Ottenere fidi dagli istituti, però, è rimasta un'impresa ardua, e in considerazione delle ultime evoluzioni sui mercati rischia di diventare sempre più difficile. La conseguenza, nell'immediato, è che le imprese (che già di loro hanno diminuito la domanda e aumentato la quota di crediti in sofferenza o incagliati) hanno maggiore difficoltà a ottenere quel credito necessario per sopravvivere. Minore è la liquidità, maggiori sono le chiusure di aziende: una circostanza che viene confermata dalla galoppata del tasso di disoccupazione (oltre al 10%, mentre quella giovanile ha scollinato oltre il 36%). Poi il capitolo dei mutui, che partendo sempre dalle banche riguarda più da vicino la vita delle famiglie: gli interessi sono sempre più alti e le possibilità di ottenerli sempre minori, come segnala il corllo di mutui per l'acquisto delle case (che in parallelo all'effetto-Imu contribuisce al crollo del valore del mercato immobiliare e del valore degli immobili stessi).  Recessione prolungata - In sintesi, gli effetti dello spread sulla vita di tutti i giorni sono pesantissimi: una pioggia di tasse, la contrazione del credito, mutui sempre più cari, una disoccupazione galoppante, aziende che falliscono e altre imprese che non si possono permettere di assumere. Secondo le stime elaborate dalla Banca d'Italia, la ripresa dopo la lunga recessione del Belpaese è prevista per il primo semestre del 2013. Peccato però che quelle previsioni fossero legate a uno scenario in cui lo spread tra i Btp e il Bund tedesco si attestasse intorno ai 450 punti base (una quota che soltanto un mese fa pareva sempre più lontana). Oggi lo spread flirta con quota 520 punti base: la recessione rischia di essere ben più lunga, e le conseguenze di quelle tre cifre sulla vita di tutti i giorni ancor più drammatiche.  

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