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Ilva, confermato il sequestroNon chiude, va adeguata

Il Tribunale ha concesso la facoltà d'uso delle sei aree per la messa a norma degli impianti inquinanti

Nicoletta Orlandi Posti
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Restano sequestrati, ma ci si potrà lavorare per adeguare i sistemi alle norme antinquinamento. Questa la decisione del Tribunale del Riesame sugli impianti Ilva di Taranto sequestrati una decina di giorni fa dal gip del Tribunale del capoluogo jonico, Patrizia Todisco nell'ambito  dell'inchiesta della Procura della Repubblica sul presunto inquinamento ambientale. I giudici si sono espressi anche sulle richieste di scarcerazione degli otto tra dirigenti ed ex dirigenti. Ai domiciliari restano Emilio e Nicola Riva e il direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Gli altri cinque dirigenti  (Marco Andelmi, Angelo Cavallo, Ivan Dimaggio, Salvatore De Felice e Salvatore D'Alò) sono stati scarcerati. I giudici hanno anche nominato Bruno Ferrante quale nuovo custode giudiziario dello stabilimento. Il Tribunale del Riesame ha sostituito uno dei 4 custodi giudiziari nominati dal gip e incaricati delle procedure, molto complesse, relative al  sequestro. Al posto del commercialista indicato dal giudice Todisco è stato nominato l'attuale presidente dell'Ilva Bruno Ferrante. Il Riesame ha dato ai custodi giudiziari l'incarico di far osservare i lavori e le prescrizioni indicate dal gip nel suo provvedimento sulla base della consulenza dei periti che stilarono le due perizie depositate all'incidente probatorio. Tra queste prescrizioni anche la realizzazione dell'impianto di monitoraggio 'in continuo' delle emissioni. Si tratterebbe quindi di una sorta di facoltà d'uso condizionata all'esecuzione di determinati lavori che rendano compatibili gli stessi impianti con le esigenze della tutela dell'ambiente e della salute.

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