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Corvo del Vaticano, Gabriele a giudizio:in casa sua un assegno per il Papa

Benedetto XVI e, nel tondo, il maggiordomo Paolo Gabriele

Il maggiordomo va a processo per furto aggravato insieme a un tecnico informatico. Tra le sue carte anche un assegno da 100mila euro

Giulio Bucchi
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  Il maggiordomo del Papa Paolo Gabriele è stato rinviato a giudizio per il reato di furto aggravato. Ma il processo contro il "corvo del Vaticano" che avrebbe trafugato e consegnato alla stampa, tra cui il giornalista di Libero Gianluigi Nuzzi, documenti e lettere riservate di Benedetto XVI, riserva un'altra novità: insieme a Gabriele, infatti, il giudice del Tribunale di Stato della Città del Vaticano che segue il caso, Piero Antonio Bonnet, ha rinviato a giudizio anche l'informatico Claudio Sciarpelletti per il reato di favoreggiamento. Il tecnico, in servizio presso la Segreteria di Stato, era stato arrestato il 25 maggio scorso e quindi messo in libertà provvisoria perché la sua partecipazione ai reati era apparsa marginale.Romano, 48 anni, Sciarpelletti ha visto cadere le accuse di furto aggravato e violazione di segreto.  Le accuse al maggiordomo - E' pesante, invece, la situazione di Gabriele. Nella casa dell'ex Aiutante di camera di Papa Ratzinger, 46 anni domenica prossima, sono stati ritrovati insieme a un dossier di 37 documenti privati di Sua Santità anche un assegno di 100mila euro destinato al Pontefice (datato 26 marzo 2012, proveniente dall'Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe), una copia preziosa dell'Eneide stampata a Venezia nel 1581, dono a Sua Santità delle "Famiglie di Pomezia", una pepita presunta d'oro indirizzata al Papa da Guido del Castillo, direttore dell'Aru di Lima (Perù). Gabriele si è difeso parlando di caos: "Nella degenerazione del mio disordine è potuto capitare anche questo". La difesa di Gabriele - Il giudice istruttore gli ha, quindi, domandato se a lui venissero affidati anche i doni presentati al Santo Padre da portare poi in Ufficio. L'imputato ha risposto: "Sì. Ero l'incaricato di portare alcuni doni presso il magazzino e altri in Ufficio. Taluni di questi doni servivano per le pesche di beneficenza del Corpo della Gendarmeria, della Guardia Svizzera Pontificia e per altre beneficenze. Mi spiego ora perché una persona che si era fatta tramite di questo, mi chiese perché non era stato riscosso un assegno donato da alcune suore e ciò fu da me portato a conoscenza di monsignor Alfred Xuereb. Monsignor Gaenswein (segretario particolare di Benedetto XVI, ndr) talvolta mi faceva omaggio di taluni doni fatti al Santo Padre. In particolare questo avveniva per i libri sapendo che io avevo una passione particolare per questi".  

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