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Lo statista Pisapia al Papa: "Anch'io guardavo Rex in tv"

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia visto dal nostro Benny

Benedetto XVI arriva a Milano e il sindaco rifondarolo lo accoglie con una battuta infelice per stemperare le polemiche. Poco prima, aveva parlato maliziosamente di celebrare "tutte le famiglie"

Giulio Bucchi
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Uno statista, non c'è che dire. Capace di unire i propri concittadini e di parlare alle culture differenti. Giuliano Pisapia è senz'altro tutto questo. La prova? L'agghiacciante approccio con cui il sindaco di Milano, rifondarolo e vendoliano di ferro, ha cercato di stemperare le tensioni con Papa Benedetto XVI giunto in città per il settimo incontro mondiale della famiglia. "Anch'io guardavo il Commissario Rex con la mia famiglia e i miei fratelli". E via di sottintesi ormai scopertissimi per il pastore tedesco (ormai storica prima pagina del manifesto tanto caro a Giuliano). La gaffe - Piccolo inciso. Prima di quelle parole, Pisapia di gaffe ne aveva fatta un'altra e decisamente più maliziosa, parlando di "tutti i tipi di famiglia" e coppie di fatto in maniera polemica in contrapposizione alla visione decisamente più ortodossa della chiesa. Quindi, capita la frittata, la citazione del telefilm Rex del quale si dice, come ha ricordato il primo cittadino, Joseph Ratzinger sia stato assiduo spettatore insieme al fratello Georg. Il Papa ovviamente non ha raccolto, preferendo "rinnovare i vincoli stretti e costanti che legano la comunità ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro" che datano da sant'Ambrogio nato da una famiglia romana e che ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Città Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del vescovo che la presiede". Resta un dubbio. Il Commissario Rex va in onda dal 1994, dunque a essere gentili 18 anni fa il sindaco, che oggi di primavere ne ha 63, era uno scafato principe del foro che per un'oretta e mezza tornava bambino e si infilava nel tinello con tutta la famiglia per gustarsi la serie tv teutonica. Anche qui, viene un po' da ridere ma nella maniera sbagliata. Più che sciogliere le tensioni, Pisapia ha aumentato il gelo per una visita, quella di Papa Ratzinger, che nellla sinistra milanese (e non solo) ha creato più malumore ideologico e scoccitura "da strade bloccate" (nonostante l'indotto milionario) che soddisfazione.  Collaborazione difficile - "Insieme possiamo fare tanto se i nostri valori sapranno unire invece di dividere", ha provato a rivestire i panni del grande politico Pisapia, parlando in Piazza Duomo portando il saluto di Milano al Pontefice. Rivolgendosi direttamente a Benedetto XVI, il sindaco ha sottolineato l'importanza di "proseguire spalla a spalla guardando ad un comune obiettivo". Che sarebbe quanto sta già accadendo con l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. "Con Scola stiamo cercando di fare un percorso comune - ha detto Pisapia -. Le parole che ci uniscono sono: accoglienza, responsabilità e servizio". "Stiamo cercando di abbattere le barriere - ha aggiunto - per costruire ponti e non innalzare dei muri. E la famiglia è il nostro ponte". Le divisioni, che siano di razza, di religione o di opinione, non devono dividere. Pisapia lo ha sottolineato più volte nel suo intervento, parlando da primo cittadino di una città multietnica come Milano. "Le do il benvenuto - ha detto accogliendo il Santo Padre - da parte mia e dei rappresentanti di 160 Paesi del mondo (intervenuti in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie, ndr)". Il benvenuto lo fa anche a nome dei 'nuovi milanesi' che diventano sempre più numerosi. "Sono le differenze - ha spiegato Pisapia - che segnano i nostri tempi. Queste non possono essere motivo ci scontro, ma di unità e integrazione. La fede non può essere motivo di divisione ma di coesione".Il sindaco chiude il suo discorso con parole "di speranza e di apertura: lavoreremo insieme perchè nessuno si senta più solo".  

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