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Vittorio Feltri, lockdown e bugie sul coronavirus: "Ditemi come dobbiamo morire, altrimenti meglio un colpo alla nuca"

Vittorio Feltri
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Non facciamoci illusioni. Le aziende italiane, grandi o piccole che siano, riprenderanno l'attività molto lentamente. Esiste un piano del governo, elaborato da una speciale commissione di presunti esperti e che oggi Libero è in grado di anticipare, il quale indica settore per settore il programma di apertura. Dal più minuscolo negozio alle più mastodontiche fabbriche, forniamo al lettore una sorta di calendario della ripresa. Che sarà fiacca e tribolata, poiché domina il terrore di un secondo assalto del virus.

Dopo due mesi di paralisi industriale e commerciale, continueremo a soffrire: leggete la tabella inserita nel nostro servizio e vi renderete conto del torpore con cui arriveremo alla liberazione dai blocchi imposti dal dilagare del virus. Eravamo tutti convinti che a fine aprile gli italiani avrebbero riconquistato la possibilità di girare in lungo e in largo nelle città, finalmente senza l'incubo di essere infettati. Balle. Divieti e limitazioni seguiteranno a renderci la quotidianità complicata. Non ci sarà affatto dai primi di maggio una specie di "scarcerazione" collettiva, tutt'altro: la nostra vita rimarrà vincolata ed ostacolata da mille proibizioni, tutte quelle elencate nell'articolo firmato da Azzurra Barbuto, venuta in possesso del documento dell'esecutivo in cui sono precisati i perimetri angusti entro i quali dovremo esercitare la nostra autonomia.

 

 

Alcuni esempi: 18 aprile, le aziende agricole e industriali avranno via libera; il 4 maggio, sì alla circolazione ma con obbligo di mascherine e distanza di sicurezza; 18 maggio, avanti con i bar e i ristoranti a condizione che si osservino le distanze tra clienti; 25 maggio, parrucchieri e barbieri senza costrizioni che non siano le solite relative alle misure di sicurezza. Quanto al calcio, avanti con le partite, tuttavia a porte chiuse. Tutto il resto sarà lecito dal marzo 2021.

Mi pare ce ne sia abbastanza per spararsi alla nuca, meno doloroso del Covid. L'importante è sapere di che morte dobbiamo morire, visto che campare sarà arduo. Intanto consoliamoci col fatto che altri Paesi stanno peggio di noi, compresi quelli che si danno tante arie e registrano un numero di vittime superiore a quelle contate da noi. Spagnoli, tedeschi e inglesi, per citare alcuni popoli, hanno ben poco per cui stare allegri. Noi non siamo gli unici ad aver sottovalutato la violenza del morbo, e confidiamo di essere i primi a tirarci fuori dall' emergenza. Speriamo.

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