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Vittorio Feltri: "Coronavirus o no, l'Italia non cambia"

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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Leggo vari interventi sui giornali e apprendo che il virus in ogni caso cambierà il nostro modo di essere e vivere. Saremmo di fronte a una sorta di rivoluzione, che fa rima con mutazione. Gli italiani si starebbero preparando ad avere rapporti sociali del tutto nuovi, non più quelli di una volta. Può darsi, tutto è possibile, tuttavia al momento scorgo segnali opposti: i vizi nazionali negli ultimi due mesi si sono confermati e addirittura consolidati.

L' Italia era ed è rimasta un insieme di genti e non dispone di un popolo omogeneo e solidale. Non è una nazione bensì un agglomerato di comuni che faticano a riconoscersi in una patria e perfino in una regione. Il Sud gioisce e fa pernacchie al Nord, felice che i settentrionali siano stati massacrati dal virus assassino. I meridionali interpretano questa congiuntura come un giudizio universale. Pensano - scrivono e cantano - con gaudio che la giustizia divina ha regolato conti in sospeso da secoli.

 

«Che meraviglia vedere i polentoni che annaspano nelle sale della terapia intensiva. Quanti morti ieri a Milano? 800? Buona notizia. A Napoli solo 200. Ovvio, noi partenopei siamo migliori, moralmente più saldi, non adoriamo dio Soldo ma, al massimo, San Gennaro». Altro che unità Nazionale.

Godiamoci la vendetta e suoniamo il mandolino a festa. Vincenzo De Luca proclama di voler sigillare i confini della Campania. Fa bene. Li chiuda per sempre, però non solamente in entrata, piuttosto anche in uscita, così la smettiamo con le polemiche sterili. Il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, annuncia di bloccare il trasferimento dei proventi fiscali a Roma. Se li tiene per sé e i suoi corregionali. Ottima idea. Se la sposano pure il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, i signori del Mezzogiorno cesseranno di festeggiare i trionfi del Covid.

Come si vede i costumi sono immutabili. Ci sarà un perché. Si sostiene che ai primi di maggio ci sarà una ripartenza economica in tutta la Penisola. Non ci credo. Ogni regione ha le proprie peculiarità e i propri problemi non solo sanitari, ciascuna di esse merita una considerazione particolare. Perché le nostre caratteristiche sono diverse dalle Alpi a Palermo. Il governo non si illuda che uno valga uno, a volte uno vale 5 oppure zero. Giuseppe Conte gira il mondo, si è recato dappertutto meno che a Bergamo e Brescia, convinto forse che queste due città siano bavaresi, dato il loro reddito. Egli se ne frega del Settentrione, crede che sia Centocelle, una periferia indegna di attenzione.

Oggi quanto ieri e dieci anni fa, la locomotiva finanziaria italiana è importante solamente allorché si tratta di delapidarla. Da queste parti si è svolto un referendum a favore dell' autonomia, che ha stravinto, eppure Roma ha fatto spallucce per non mortificare sé medesima e i meridionali in bolletta e quindi bisognosi degli oboli di Milano e vasti dintorni. Ma andate a morire ammazzati.

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