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Pietro Senaldi, Matteo Salvini a processo per Open Arms? Tremano anche Giuseppe Conte e molti pm

Pietro Senaldi
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Oggi il Senato deciderà se processare Matteo Salvini per sequestro di persona per aver ritardato di 19 giorni lo sbarco in Italia di 164 profughi, trattenuti a bordo della nave della ong spagnola Open Arms giusto un anno fa, negli ultimi giorni del governo gialloverde. Il fatto che la decisione arrivi adesso ha del grottesco. Mai come ora è evidente infatti il fallimento su tutta la linea dell'esecutivo giallorosso in tema di immigrazione e di Luciana Lamorgese, la donna che ha sostituito il leader leghista al Viminale. Poveretta, non è neppure tutta colpa sua. È un prefetto, un servo dello Stato al quale Conte e compagni non sanno dare ordini né una linea politica da seguire, pertanto lei, o sta sull'attenti immobile, o sbanda appena prova a fare qualcosa.

 

La situazione è oltre l'emergenza, al punto che il sindaco di Caltanisetta, un grillino, ha detto che questa politica dell'accoglienza sconsiderata non fa che aumentare il razzismo degli italiani verso gli stranieri. Inevitabile se le nostre coste sono fuori controllo, facile approdo di qualunque clandestino voglia arrivarvi. Lunedì sono giunti perfino con un cane barboncino al guinzaglio, con bermuda e magliette alla moda. Provenivano dalla Tunisia, dove la Lamorgese proprio in quel mentre si trovava per frenare le partenze, e tutto avevano tranne l'aspetto di chi fugge da una guerra o dalla povertà. Tantomeno però avevano le sembianze di una risorsa. Parevano colleghi di Fantozzi in gita aziendale.

OLTRE L'EMERGENZA
Ma i vacanzieri illegali tunisini sono il minore dei mali. Le imbarcazioni delle ong scaricano disperati ogni giorno. Poiché molti di essi hanno il Covid, tutti vengono messi in quarantena. Però i posti sono pochi, pertanto i clandestini, infetti e non, fuggono. Risultato, la maggior parte dei nuovi focolai del virus sul nostro territorio, l'hanno portata gli stranieri. Lo sbando è totale, come testimonia l'aumento di episodi di violenza sessuale a opera di immigrati e come si vede nelle nostre strade, dove i profughi sono tornati ad assembrarsi e a fare il loro comodo liberamente. Con questi chiari di luna un Paese normale accompagnerebbe alla porta la Lamorgese e chi l'ha messa lì e richiamerebbe in servizio al Viminale il tecnico numero uno della lotta ai clandestini e per la sicurezza, ovverosia Matteo Salvini.

 

Poiché invece siamo la terra di Pulcinella, lasciamo al suo posto chi non è all'altezza della situazione e mettiamo alla sbarra chi è capace con l'accusa di aver risolto il problema. È impossibile prevedere se il Senato grazierà Salvini o lo manderà alla sbarra. Proprio perché i nostri politici sono dei cialtroni infatti, la votazione sull'incriminazione del leader leghista per sequestro di persona si è già tenuta diverse volte e ha sempre dato esiti differenti, dovuti alle contingenze politiche e non al merito giuridico delle vicende. Nel caso Diciotti, il Parlamento non mandò a processo Salvini, perché Matteo era ancora al governo e i grillini salvarono l'alleato. Mesi dopo però il Senato si è dovuto esprimere sulla Gregoretti, vicenda identica, ma siccome la Lega era passata all'opposizione, M5S stavolta spedì a processo il suo leader, con non celato gusto. Domani siamo al terzo atto.

Due mesi fa la Giunta per le Immunità di Palazzo Madama aveva negato l'autorizzazione a procedere, grazie anche all'astensione dei renziani di Italia Viva, ai quali del diritto non importa nulla, ma che volevano dare un messaggio di rottura alla loro maggioranza e hanno preso a pretesto per non esprimersi presunte carenze nell'attività istruttoria. Giovedì tocca all'Aula. Per evitare il processo l'ex ministro ha bisogno della maggioranza assoluta dei voti (160). Tra Lega (63), Forza Italia (56) e Fratelli d'Italia (17), 136 sono sicuri. Come sono certi i 135 contro, tra M5S (95), Pd (35) e Leu (5). Se i 18 senatori di Italia Viva confermano la scelta della Giunta, a questo punto per Salvini è fatta; non dovrebbe essergli difficile trovare i sei voti che gli mancano tra i 33 senatori del Gruppo Misto.

NON AGI' DA SOLO
Più che sulla coerenza dei renziani però al leader leghista conviene fare affidamento su un altro elemento. L'ex ministro dell'Interno infatti non agì da solo. Tenne costantemente informato Conte delle sue decisioni e obbedì quando il premier gli chiese di far scendere a terra i minorenni e chi si trovava in situazioni fisiche critiche. Questo significa che, se avesse voluto e avesse deciso di esercitare in pieno i propri poteri, il presidente del Consiglio avrebbe potuto far sbarcare immediatamente tutti i profughi a bordo della Open Arms. Non avendolo fatto, in caso di processo potrebbe essere chiamato da Salvini in correità.

Due mesi fa il leader leghista fu graziato dalla Giunta del Senato anche perché il voto avvenne pochi giorni dopo la pubblicazione dell'intercettazione di Palamara in cui i giudici ammettevano bellamente di aver indagato Salvini pur ritenendolo innocente solo perché lo reputano un nemico politico. Questo è l'altro elemento che potrebbe portare Palazzo Madama a vietare il giudizio contro l'ex ministro. Il quale, se alla sbarra, potrebbe chiamare come testimone mezza magistratura, aprendo un processo alle istituzioni, e non solo alla sua gestione del Viminale, ai tempi benedetta dal consenso dell'80% degli italiani. 

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