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Francesco Giorgino messo in croce dal Pd perché non ha sputato su Matteo Salvini: Rai imbavagliata

Brunella Bolloli
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 In questa storia c'è un «addirittura» andato di traverso al Pd. L'ha pronunciato Francesco Giorgino, volto del Tg1 da tanti anni, conduttore dell'edizione delle 20, esperto di speciali post-elezioni, mezzobusto notissimo, guarda caso perfino capace di analisi politiche senza suggeritori occulti: sarà per questo che alla sinistra non piace. Abituata a decidere chi fa cosa alla Rai, la combriccola dei compagni si stupisce se un cronista è libero di parlare e di dire ciò che pensa. Ad Agorà, ieri, si discuteva della recente nomina di Giorgia Meloni a presidente del partito dei Conservatori europei, si discettava dei ruolo del centrodestra nell'Ue, dei rapporti tra Fratelli d'Italia e Lega.

Giorgino, caporedattore politico del Tg1 per anni quindi conoscitore dell'argomento, era ospite della conduttrice Luisella Costamagna insieme a Maria Latella, al capogruppo dei senatori della Lega Massimiliano Romeo e al deputato del Pd Emanuele Fiano quando quest' ultimo, a freddo, lo ha attaccato: «Nonostante i peana difensivi di Giorgino a favore della Lega...». «No, scusi, Fiano non cominciamo, lei parli con Romeo e lasci stare i giornalisti», l'ha stoppato Giorgino. «Lei dovrebbe fare il giornalista obiettivo e non il difensore di un partito italiano. Facciamo un dibattito io e lei sulla Lega», ha insistito l'altro. «Io ho il diritto di dire quello che penso e non quello che vuole il Partito democratico. Lei è una persona poco corretta». E via così.

Vani i tentativi della Costamagna di fermare la rissa consumata via Skype: Fiano è partito in quarta contro Giorgino il quale, sentendosi toccato nella sua professionalità, per giunta intimidito sul piano personale, ha risposto: «La politica lasci in pace il giornalismo». Subito dopo si è capito il perché di tanto livore da parte del deputato dem: «In una recente intervista a Matteo Salvini», ha spiegato, «Giorgino gli ha detto "Pensi che c'è perfino qualcuno che ha detto che lei avrebbe addirittura perso"». Il riferimento è alle Regionali del 20 e 21 settembre e allo speciale condotto dallo stesso Giorgino sulla rete ammiraglia della Rai per analizzare l'esito delle Amministrative.

In sintesi, per Fiano è questa la prova della scarsa imparzialità del collega della Rai: quell'"addirittura" con cui avrebbe accarezzato il leader del Carroccio, steso per lui un tappeto rosso, asservito il suo ruolo di dipendente del servizio pubblico alla causa leghista. Forse avrebbe dovuto accoglierlo con un secco: «Ah Matté, hai perso la Toscana eh?, Quand'è che ti dimetti e ti levi di torno?», per la gioia di Fiano e di chi è sempre pronto a bacchettare i media se non sono schierati dalla loro parte. Tu chiamale, se vuoi, ipocrisie. E dire che Lele Fiano è uno dei più preparati del suo gruppo, ha una storia importante alle spalle, avrebbe perfino cose interessanti da raccontare. Eppure lo mandano in tv quando c'è bisogno dell'artiglieria pesante, quando si deve cannoneggiare l'avversario perché con lui lo scontro è assicurato, solo che stavolta ha sbagliato bersaglio.

Lo dice perfino l'Usigrai, il sindacato (non certo di destra) che insieme al comitato di redazione del Tg1 difende il collega. «È un vizio diffuso e duro a morire: esponenti politici che danno pagelle ai giornalisti», si legge in una nota, «le critiche sono sempre legittime, ma trascinare nelle diatribe tra partiti un giornalista non è un metodo corretto». In campo anche Lettera22, associazione che riunisce centinaia di professionisti dell'informazione: «Attaccare un giornalista per un'analisi politica è un attacco a ogni singolo cittadino», dice un comunicato, «perché la libertà di parola, di stampa e di critica, sono elemento fondante di ogni Stato di Diritto, della Democrazia, e sono tutelate dalla nostra Carta e dalle nostre leggi. Intervengano Odg e Fnsi».

Si uniscono i Giornalisti 2.0 - Gruppo Gino Falleri: «Il pluralismo dell'informazione del servizio pubblico non può essere minacciato da chi esige giornalisti portavoce di questa o quella forza di partito». Di «grave episodio ad Agorà» parla Igor De Biasio, consigliere Rai, «spero che Ad e Cda ne prendano atto». Dichiarazioni a sostegno di Giorgino sono arrivate da esponenti della Lega (Massimiliano Capitanio ha bacchettato «il bavaglio preventivo del Pd contro Francesco Giorgino reo di avere constatato la storica vittoria nelle Marche») di Fratelli d'Italia, dal senatore di Fi, Francesco Giro che chiama in causa la Commissione di Vigilanza Rai: «Batta un colpo».

Dall'altra parte c'è Michele Anzaldi (Iv) onnipresente quando si tratta di fare le pulci al Tg1 («ormai fuori controllo») oltre a due parlamentari Pd incaricati di dare man forte a un indifendibile Fiano. Lo stesso Giorgino, interpellato da Libero, spiega di non avere mai avuto problemi con nessuno prima di ieri, di considerare la polemica chiusa, ma di esserci rimasto male perché il suo lavoro è stato messo in discussione mentre «io ritengo di essere sempre stato corretto e rispettoso del valore del pluralismo». Quel pluralismo e quella libertà di opinione sanciti dalla Costituzione, soprattutto all'articolo 21. Ogni tanto anche i politici farebbero bene a dare una ripassatina.

 

 

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