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Vaccino al coronavirus, non solo atti secretati: perché sarà il terzo flop per Domenico Arcuri

Iuri Maria Prado
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Anche i più stolidi sostenitori della maggioranza di governo, i più riluttanti ad ammettere che nella gestione della crisi esso ha fatto scelte inappropriate, si sono dovuti finalmente arrendere davanti all'evidenza dei troppi errori commessi dall'esecutivo a far tempo dall'improvvido "siamo prontissimi" cui si lasciò andare l'avvocato del popolo nell'approssimarsi dell'infezione. Si potrebbe dire meglio tardi che mai, se non fosse che in vista della prevedibilissima seconda ondata e durante il corso di questa il governo si esercitava - e sta continuando - esattamente nello stesso modo operativo e cioè nell'assenza di qualsiasi piano strategico. La storia delle epidemie spiega che il centro di attenzione nelle politiche di contrasto, quando è individuata una possibilità di vaccino, risiede nelle politiche di approvvigionamento, nei criteri di distribuzione, nella predisposizione delle strutture di somministrazione e nell'allestimento dei protocolli di monitoraggio e di richiamo dei vaccinati.

 

 

E, infine, in una compiuta ed efficace informazione ai cittadini sul complesso di quell'azione amministrativa e sanitaria. Sono tutte cose da fare nella prospettiva del vaccino che ci sarà, non da impapocchiare se e quando ci sarà. La realtà è che il governo non era pronto a nulla quando si diceva prontissimo ormai quasi un anno fa, e ha perseverato in una identica impreparazione per fronteggiare la seconda ondata che verosimilmente, anzi, ha contribuito a determinare: la terza fase di questa disastrosa inadeguatezza si prospetta ora, appunto, sulla gestione del vaccino, come se si trattasse di attenderne l'arrivo anziché di lavorare prontamente sui trasporti, sullo stoccaggio, sulla scelta e sull'addestramento del personale, sulla mappatura delle somministrazioni e, come detto, sulla esauriente comunicazione ai cittadini dei criteri rilevanti per la definizione delle procedure di vaccinazione.

Non si sa letteralmente nulla di tutto questo, quando pure il governo è ormai da settimane destinatario (ancora una volta l'iniziativa viene dalla Fondazione Einaudi) di precise richieste di divulgazione dei programmi in argomento. C'è solo un motivo per cui il governo non risponde: ed è che quei programmi semplicemente non ci sono oppure (ed è peggio) sono nuovamente secretati. Si vuole sperare - ma è speranza vana - che una nuova puntata del disastroso modello italiano possa essere evitata anziché essere commentata, come finora è accaduto, troppo tardi. Magari, come anche questa volta sta accadendo, con il romanzo dell'efficienza governativa compromessa dalle cospirazioni no-vax, come prima dai runner e dalle grigliate all'Idroscalo.

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