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Governo, italiani arrabbiati per la gestione della pandemia di coronavirus: paura di perdere il lavoro

Alberto Luppichini
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Tutti, più o meno convintamente, nutriamo fiducia verso i nostri simili nonché nei confronti degli accadimenti futuri che ci riguardano. È una propensione d'animo obbligata per tutto ciò che sfugge alla nostra influenza e all'ossessiva smania di controllo che ci caratterizza. Ci troviamo così costretti ad accantonare il nostro smisurato orgoglio e, di conseguenza, le fumose smanie di onnipotenza che riempiono di ubris l'animo dell'uomo. È stato così anche per la recente pandemia, che ha abbattuto con violenza le nostre certezze e cambiato per sempre le amate abitudini. Lo sgretolamento della routine ha determinato negli italiani uno stato di pericolosa soggezione psicologica, la quale ha preso piede trasformandosi ben presto in uno stato permanente di paura e angoscia, difficile da gestire in mezzo all'opprimente quotidianità che prosegue senza sosta. Se durante la prima ondata la fifa era quella micidiale di salvare la pelle, oggi è più forte la preoccupazione di morire affamati. Così il disagio sociale è cresciuto di giorno in giorno, fino a diventare una gigantesca bomba di rabbia e di insofferenza pronta a esplodere da un momento all'altro. Il recente Rapporto Censis-Tendercapital di novembre 2020 fotografa in modo inequivocabile come la popolazione si sia abbandonata a un sentimento di totale sfiducia verso il futuro, causato da una situazione economica in netto peggioramento. «Cinque milioni di italiani hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente, 7 milioni e 600 mila hanno peggiorato il tenore di vita. Il 60% degli italiani ritiene che la perdita del lavoro, o del reddito, sia un evento possibile che lo può riguardare nel prossimo anno». 

Dati alla mano, teme di restare senza soldi il 53% delle persone a basso reddito, mentre il 42% degli italiani vede il proprio lavoro a rischio. I nostri connazionali, tuttavia, da sempre possiedono una innata tempra per resistere alle intemperie. Un dato su tutti: il risparmio accumulato dagli italiani è ben superiore a quello in media raggranellato dai francesi o dai tedeschi. Secondo il Rapporto Assogestioni 2020, il 68% dei cittadini ha paura per la situazione economica familiare. Da qui, la necessità di mettere da parte un bottino sufficiente a garantire un'esistenza dignitosa a sé e alle proprie famiglie. Il 38,9% degli italiani ha infatti incrementato il proprio risparmio in periodo di lock-down. La liquidità delle famiglie è cresciuta di 34,4 miliardi nei tre mesi peggiori dell'epidemia (febbraio-aprile), equivale più o meno al valore del MES. Così i nostri connazionali, malgrado una Politica alla deriva, un Parlamento mai così irrilevante e un Governo sempre meno credibile, mostrano di possedere una visione da statisti per sé e per il Paese.

 

 

Da qui, ineludibile, la sensazione di drammatica impotenza che affligge i cittadini, ormai completamente sfiduciati verso i propri rappresentanti, che sembrano sempre più provenire da una mongolfiera calata dalla Luna. «Chi siete, o stranieri? Anche noi, che siamo uomini, cresciuti sulla terraferma, galleggiamo insieme con questa bestia che ci tiene prigionieri, senza neppure sapere bene cosa ci stia accadendo: perché ci sembra di essere morti, ma crediamo di vivere ancora». Luciano di Samosata, retore greco del II secolo d.c., riporta questo dialogo immaginario ambientato sulla luna. Anche gli italiani, in effetti, storditi dal virus e ancor più da un esecutivo imbarazzante, non sanno più se considerarsi vivi o ormai condannati al coma irreversibile ad opera di una bestia (lo Stato) incapace di provvedere ai bisogni dei propri figli. Dunque, siamo sulla Luna o siamo in Italia?

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