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Parler, il bavaglio dei social silenzia chi sta con Donald Trump

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Giovanni Sallusti
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Anni a strillare l'allarme fascismo e infine il fascismo è qui. Non, però, dove ci avevano detto di guardare i professionisti dell'antifascismo permanente, religioso, novecentesco, non tra le barbare truppe della destra sovranista (che certo a volte sfornano folklore e idiozia politica, ma è farsa, è l'opposto della tragedia). No, per scovarlo bisogna andare molto più lontano, e allo stesso tempo molto più vicino. Bisogna viaggiare fino alla Silicon Valley, o limitarsi a frugare nelle tasche, alla ricerca del proprio cellulare Apple, su cui tutti compulsivamente scorriamo i nostri profili Facebook, Twitter, Instagram e facciamo le ricerche su Google. È un fascismo tascabile, digitale, infingardo, perché dietro l'apparenza appetitosa della libertà a portata di touch, cela un risultato che non solo il fascismo, ma nessun totalitarismo è mai stato in grado di raggiungere: la Censura Planetaria. È qualcosa che arrivò a descrivere soltanto George Orwell in "1984", ma appunto era fantascienza capovolta. Oggi, la distopia è realtà quotidiana, cresce a colpi di pagine chiuse, follower cancellati, vita virtuale negata.

 

 

GERARCHI
I gerarchi di questo nuovo fascismo (usiamo il termine per ribaltare sui compagni la loro stessa retorica, ma andrebbe bene e forse perfino meglio anche "tecno-comunismo", sia chiaro) sono giovani, plurimiliardari, geniali nell'informatica e ignorantissimi in tutto il resto, a partire dal diritto costituzionale. Si chiamano Mark Zuckerberg, Jack Dorsey (ceo di Twitter), Sunday Pichai (ad di Google), Tim Cook (ad di Apple). In questi giorni, stanno provando l'accelerata definitiva per l'instaurazione del Gran Consiglio Online. Dapprima tutti i social "dominanti" (Facebook, Instagram, Twitter) hanno silenziato, o addirittura eliminato, i profili dell'attuale presidente americano Trump, e parecchie pagine a lui vicine. "È il libero mercato", squittiscono questi censori gentili che sono l'opposto antropologico del libero mercato, trattandosi di una banda di monopolisti al servizio di un'unica piattaforma politica. Volete sostenere idee dissonanti dal verbo liberal della Silicon Valley? Andate altrove.

L'AMERICA ALTERNATIVA
Peccato che questo altrove esistesse già, si chiamava Parler, ed era un social network dove, pensate un po', si potevano ancora diffondere idee favorevoli a Trump, o al Partito Repubblicano, o comunque a una visione conservatrice dell'America alternativa a quella in voga negli aperitivi di San Francisco. Insomma, era un luogo dove vigeva ancora quella democrazia sostanziale immaginata da quegli strani tizi, i Padri Fondatori. Usiamo l'imperfetto, perché da ieri Parler (cui si era iscritto anche Matteo Salvini) è sparito dal web: Google ed Apple impediscono di scaricare l'applicazione dagli store, e Amazon l'ha rimosso dal server su cui veniva caricato. L'ad della piattaforma John Matze ha definito l'operazione «un attacco coordinato da parte dei giganti della tecnologia per annientare la concorrenza sul mercato».

Il tutto perché «abbiamo avuto successo troppo velocemente»: in tantissimi, dopo aver assaggiato il manganello di Zuckerberg e camerati hi-tech, si erano infatti riversati su Parler per continuare ad esercitare la libertà di parola garantita dal Primo Emendamento della Costituzione Usa. Nessun problema, basta negare a Parler il diritto di esistere, e l'unanimismo social è ripristinato. Decidono chi parla e chi no nella principale agorà contemporanea, decidono chi può viverci e chi deve morire, decidono chi può utilizzare e chi no lo strumento di gran lunga più potente della propaganda politica del nuovo millennio. Non li ha votati nessuno (zero libertà politica), non duellano ad armi pari con nessun concorrente (zero libertà economica), sono un unico grande cartello di autocrati nerd che gestisce il dibattito mondiale. "Fascismo", chiaramente, è un'approssimazione per difetto.

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