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Vittorio Feltri e gli elogi a Mario Draghi: "Mai visto uno spettacolo così disgustoso. In aula il picco nello spreco di saliva"

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In Senato si è svolto il festival della retorica e vincitore è stato come previsto Mario Draghi, sul quale erano puntati i riflettori delle tv. Non poteva essere diversamente. Dopo gli ultimi giorni della politica impegnata a lodare e a leccare senza ritegno il premier, il momento di votare la fiducia ha fatto registrare un picco nello spreco di saliva. Seguo le vicende del Palazzo da una vita, ma non mi era mai capitato di assistere a uno spettacolo tanto disgustoso sotto il profilo meramente estetico. Draghi ha parlato 50 minuti per illustrare le proprie intenzioni programmatiche. Troppi. 

 

Ma di questo va perdonato perché egli non poteva deludere le attese dei senatori, che mentre lo ascoltavano preparavano i loro interventi edulcorati finalizzati a catturare la simpatia dell'oratore numero uno. Il potenziale presidente del Consiglio, pur dilungandosi eccessivamente ha detto cose sensate, aggiungerei ovvie. Ha accennato anche all'esigenza di vaccinare in fretta gli italiani, ma ciò non potrà avvenire dato che il ministro della sanità è lo stesso che agiva sotto Conte, senza concludere nulla di positivo. La situazione vaccinale poi è aggravata dalla presenza nello staff tecnico di tale Arcuri, il quale ha dimostrato platealmente di essere incapace e forse peggio. 

 

Quindi il nostro titolo d'apertura, "la fiera delle banalità", riassume perfettamente l'andazzo della nostra politica, impegnata a dare aria ai denti dei suoi protagonisti e a togliere ossigeno ai cittadini, in attesa da mesi ormai di ricevere le iniezioni salvifiche. Ciò che ha maggiormente tediato nella giornata trascorsa sono stati i pistolotti espressi dai parlamentari impegnati a commentare l'esposizione del premier in pectore. Abbiamo udito una serie di tali luoghi comuni da far venire i brividi. Al microfono si sono succeduti per ore personaggi modesti, nessuno dei quali ha trascurato di elogiare Supermario assicurandogli amore eterno e fedeltà. 

Non uno di essi ha avuto la prudenza di dire: buon lavoro signor presidente, ora le diamo la fiducia per spirito di rassegnazione, ma sappia che la giudicheremo dai fatti ovvero dalla sua capacità di tradurre in realtà gli impegni assunti davanti al popolo incredulo poiché abituato a prenderselo in saccoccia. Assistendo al teatrino andato in scena a Palazzo Madama abbiamo avuto la conferma: il Paese non sa rinunciare allo stile da operetta, al centro del quale trionfano le frasi fatte e il conformismo più spietato. Tanto per citare una scemenza, lei Draghi, riprendendo un concetto caro al Papa, ha detto: bisogna rispettare la natura. Falso. È la natura che deve rispettare noi, visto che tra inondazioni, terremoti, caldo e freddo eccessivi e stragi di animali ne combina di ogni colore. Anche il Covid ce lo propina la natura: essa lo ha generato, mica io e nemmeno mia sorella.

 

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