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Matteo Renzi e il viaggio in Barhain per il Gp? Perché sono solo e soltanto fatti suoi

Renato Farina
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Nello scipito carillon domenicale dei politici, che si susseguono al Tg per fissarci attraverso il video dal giardino di casa loro con intenti ipnotici, ci era parso persino un soffio vitale. A noi sì, ma ai colleghi politici e alle loro propaggini social, no. Matteo Renzi ha suscitato un ronzio di calabroni furenti quando si è palesato in diretta Sky a ridosso dei box al Gran Premio del Bahrain. Come ha osato? I parlamentari e i giornalisti alla crema progressista si stiracchiavano sul divano, mandavano stilettate stanche su Twitter, ed ecco il senatore di Scandicci discutere, come stesse con i soliti quattro amici al bar, con alcuni tra gli uomini più influenti del pianeta.

Tra gli altri il primo ministro delle 33 ricchissime isole del Golfo Persico, principe Salman bin Hamad al Khalifa e il ras della formula 1 Jean Todt. Poi ti giri ed eccolo con la signora Schumaker. Uno tra i commenti ci ha a colpito perché accolto da osanna da festa delle Palme. È del capo di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: «Renzi continua ad andare dove gli pare senza giustificarsi pubblicamente». Ehi, ma questo è il grido degli imbonitori di schiavi contenti di esserlo. Gad Lerner considera il viaggio «uno sberleffo oltraggioso di fronte a un paese chiuso per lockdown. Trincerarsi dietro al rispetto formale delle regole equivale solo a un'ostentazione di privilegio». Sberleffo il diritto di movimento? Ma in che Paese siamo? Si direbbe la Germania Est. Manca solo che Gad Lerner e altri compagni di Leu rimproverino il mancato intervento dei Vopos che non hanno saputo abbattere un tizio impedendogli di scavalcare il muro un tempo di Berlino oggi italico, ma comunque da zona rossa, e sgranchirsi le gambe e soprattutto le cellule grigie dove crede sia utile per il bene suo e magari quello comune.

A questo siamo: ci tocca, in questa età lupesca e ipocrita, difendere la libertà elementare di un cittadino italiano di muoversi. I medesimi che si infuriano per questa presunta trasgressione, con passaporto in regola, e tamponi negativi, sono poi quelli che hanno applaudito e tuttora auspicano l'approdo libero in Italia senza alcuna regola, grazie a certe navi ong in continuità organizzativa con i negrieri, con pagamento estero su estero da parte di armatori liberati dall'incombenza di salvare naufraghi (tutto presunto: l'inchiesta delle procure siciliane è in corso).

 

 

 

Rispettando - ovvio - le regole del Paese di partenza (Italia), di arrivo (Bahrain) e ritorno (ancora Italia). Ci secca un tantino che la cosa riguardi Matteo Renzi. Ma siamo francamente stufi della ossessione vendicativa di chi non perdona al fiorentino di aver smutandato il governo giallo-rosso. Critiche politiche sono un conto. Siamo noi i primi a dargli del sognatore velleitario, quando immagina sé stesso come cima svettante di un centro politico vittorioso in Italia e pure in Europa (in che film?). Detto questo. Preferiamo mille volte essere solidali con il suo e nostro diritto di muoverci senza contagiare nessuno, piuttosto che con il coro dei moralisti ad personam, i quali pretendono l'obbligo di fissa dimora per tutti, ma soprattutto invidiano il più sveglio del condominio, che con il suo moto perpetuo è il rimprovero vivente alle ragnatele del loro cervello.

È la classica filosofia del comunismo, la loro. Intendono l'uguaglianza come miseria per tutti invece che benessere per ciascuno. E se uno trascina gli altri verso la libertà, meglio. Si formerà una carovana di liberazione. Invece prevale il famoso slogan «anche i ricchi piangono». Qui oltretutto non c'entrano i ricchi. Ma il diritto di lavorare e persino il dovere di servire il proprio Paese, magari all'estero, oibò. Ciascuno faccia il suo lavoro. Persino la politica, stupirà qualcuno, è un lavoro. In commissione esteri, dove sta Renzi, è previsto il passaporto di servizio. Non sono privilegi, caro Gad, e i sospetti sono turpi: fino a prova contraria vale la buona fede. Magari senza che ogni atto debba essere esaminato dalla Rossa Inquisizione. Esistono gli Interna Corporis Acta, lo spazio della discrezionalità che contempla rispetto per la persona e il diritto a non essere inseguito dal latrato delle battute di caccia.

 

 

 

 

Dovrebbe essere vietato inventarsi leggi che non esistono per schiacciarvi sotto gli avversari. Ai sepolcri imbiancati dovrebbe bastare la risposta a questa domanda riferita ai viaggi di Renzi. Essere andato in Bahrain domenica, aver viaggiato in Senegal il fine settimana precedente, o un mese fa recarsi a Dubai, è legale o no? La risposta è: assolutamente sì. Altrimenti siamo arci-sicuri che una numerosa schiera di pubblici ministeri gli avrebbe già inviato l'avviso di garanzia, non si capisce di quale reato, ma se ci fosse l'avrebbero senz' altro trovato.

 

 

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