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Antonio Di Pietro, l'affondo di Filippo Facci: "Ai suoi tempi prima il reato poi il colpevole? Un paio di palle"

Filippo Facci
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Oh, ma che bravo: Antonio Di Pietro non è d'accordo coi magistrati che avrebbero potuto sospendere l'attività giudiziaria - era la minaccia - se non fossero stati vaccinati prima di altri: «In un'aula ci sono i magistrati, gli avvocati, gli imputati, i testimoni, i cancellieri e gli uscieri. C'è un cartello con scritto «La legge è uguale per tutti», e allora perché soltanto i magistrati?», eccetera. Poi ha cambiato decisamente argomento, e anche qui, che bravo: «Per me anche Matteo Salvini è innocente. Cioè: io non condivido quello che ha fatto, ma era ministro di un governo che sapeva benissimo quello che Salvini stava facendo. Che cosa facevano gli altri, in Consiglio dei ministri, stavano a guardare? Si lavavano le mani come Ponzio Pilato?... E allora dovrebbero essere processati tutti, non Salvini solo». Va da sé che stava parlando del caso Open Arms, per cui la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di Salvini per sequestro di persona, nientemeno.

 

 

IL FATTO NON SUSSISTE
Insomma, che bravo: due cose giuste una in fila all'altra, non male per uno che poi torna a sparirsene dietro a una mietitrebbia. Due cose giuste bastavano: doveva proprio aggiungerci la terza? Di Pietro ha parlato pure del sistema giudiziario e ha detto: «La magistratura viene vista come una casta, una professione necessaria al Paese che sfrutta il proprio ruolo per raggiungere un fine, un privilegio». E sin qui perfetto. Tre cose giuste. Poi ha voluto strafare: «Quanto al confronto coi miei tempi Quando facevo il pm io, se si trovava un reato si cercava il colpevole. Adesso spesso prima si cerca il colpevole, poi ci si dà da fare per trovare un reato». Eccolo lì: ma non poteva fermarsi? Doveva proprio strafare?

 

 

QUALI NEFANDEZZE?
Ordunque: in riferimento alla sua frase «se si trovava un reato si cercava il colpevole», dottor Di Pietro, come dire: un paio di pa**e. Anzitutto, ai tempi suoi, spesso si cercava il colpevole senza che il reato fosse neppure un reato: è quello che accadde - per fermarci a prima di Mani pulite, con pm Antonio Di Pietro - all'inchiesta sulla motorizzazione con diversi funzionari assolti «perche il fatto non sussiste». Quindi il reato non esisteva. Durante Mani Pulite, poi, ci sono stati innumerevoli casi come quelli di Adamoli e Generoso (1994) assolti «perche il fatto non sussiste». Quindi il reato non esisteva. Sa quanti esempi potremmo fare? Poi ci sono i casi peggiori: prendi l'uomo e chiedi a lui i reati. Ricorda Daniel Kraus, direttore generale dell'Assolombarda, arrestato il 1° ottobre 1993? Kraus le disse: «Ma scusi, io sono stato arrestato per via di una pratica, parliamo di questa pratica». Lei rispose che le importava d'altro: «Fuori i nomi, lei ci deve dare le chiavi della siderurgia». Kraus fu prosciolto il 24 febbraio 1996. E Franco Nobili? Se lo ricorda l'ex presidente dell'Iri? Stesso periodo: lei lo mandò ad arrestare il 12 maggio perché l'avevano tirato in ballo in vari verbali, ma nessuno aveva mai detto d'avergli dato soldi. Qualche giorno dopo, un suo riccioluto collega gli disse: «Lei e qui per raccontarci tutte le nefandezze dell'Iri». Rispose Nobili: «Non le conosco». Dopo mesi di carcere e varie peripezie, fu prosciolto in tutte le sedi.

 

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