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Ue, un esercito europeo è impossibile da utilizzare: la giusta trovata della Slovenia

Giovanni Longoni
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Da un po' di tempo il tema dell'esercito europeo è tornato in auge. Prima a causa della reazione stizzita di Angela Merkel alle giuste proteste di Donald Trump contro chi non paga la propria quota nella Nato; poi col ballon d'essai di Emmanuel Macron («La Nato è in stato di morte cerebrale») a cui non seguì nulla di concreto. Adesso il ritiro disordinato degli Usa dall'Afghanistan ribadsice come Washington ormai metta in primo piano l'interesse nazionale (dal «leading from behind» di Obama all'«America first» di Trump e pure di Biden); quindi l'Europa deve cominciare a farsi una politica estera e di difesa su misura,al di fuori della Nato, Usa-centrica.

 

 

Ne ha parlato l'Alto rappresentante Josep Borrell anche ieri; Lorenzo Guerini, il nostro ministro della Difesa, è d'accordo. Ma la vera proposta decisiva è venuta sempre ieri da Matej Tonin, segretario alla Difesa della Slovenia, Paese che ha la presidenza di turno della Ue. «È necessario cambiare il meccanismo dell'unanimità», ha dichiarato prima della riunione informale dei ministri della Difesa, «e sostituirlo con la semplice maggioranza per approvare interventi militari dell'Ue».

 

 

L'importanza del passo è presto detta: un esercito il cui dispiegamento dipenda dalla decisione compatta di 27 governi non sarà mai utilizzabile. «La discussione è in corso», ha spiegato Tonin, sulle dimensioni della forza d'intervento Ue, tra i 5 e i 20 mila soldati. «A novembre ci aspettiamo una prima bozza del documento». Si tratterebbe non solo di un passo decisivo per rivitalizzare i moribondi "Eurocorps", ma anche di un precedente per altri aspetti della politica comunitaria. Ma è difficile immaginare che la stessa Lubiana (uno dei 4 di Visegrad) rinunci al diritto di veto su altri temi, primo fra tutti quello della redistribuzione dei profughi. 

 

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