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Pd, la pagliacciata: i due candidati di Rimini si scambiano i vestiti, i paladini dei diritti ridicolizzano i gay

Renato Farina
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Dev' esserci una specie di sindrome del Carnevale che costringe i militanti dei diritti Lgbtq+ a rendere ridicole anche le cause giuste. Per cause giuste intendiamo non certo il disegno di legge Zan, che di roba sbagliata a nostro avviso ne contiene una montagna, ma la battaglia normativa e culturale per sconfiggere ogni sorta di discriminazione, odio e violenza contro omo e transessuali. È una cosa seria. E allora perché fanno così? Accade che a Rimini due candidati nella lista del Partito democratico per farsi eleggere in consiglio comunale all'appuntamento di ottobre si siano scambiati gli abiti. La donna (Anna Maria Barilari) si è agghindata con un completo da cerimonia da uomo di pertinenza di Edoardo Carminucci, il quale a sua volta si è adornato della splendida mise da sera con adeguato décolleté con velatura a pizzo un attimo prima appartenente alla signora. Non sappiamo al momento se si siano, per completezza della provocazione, passati anche slip e reggiseno con o senza ferretto, ma questi sono particolari che lasciamo ai feticisti del genere. Anna Maria ed Edoardo hanno scritto nel post di accompagnamento delle immagini invero piuttosto piacenti: «I vestiti non hanno genere. Vogliamo andare oltre gli stereotipi di genere».

 

 

CIPPUTI IN TUTÙ - Una volta il Partito comunista che è il padre (ma anche madre o forse genitore 1) del Partito democratico aveva in programma di ribaltare le gerarchie di classe, adesso si contenta di rivoluzionare il settore dei negozi di abbigliamento finora classicamente divisi per destinazione sessuale. Di più: vuole spingere il popolo a ribaltare gli armadi o forse a raddoppiarne le ante. Cipputi oltre alla tuta blu deve avere anche lo scomparto per il tutù. Se trattiamo questi giochi di ruolo demenziali come barzellette non è perché sottovalutiamo l'ideologia che sta dietro questa esibizione progressista, anzi, ma perché semplicemente abbiamo cercato la rima con il tono francamente asinino della stereotipata - essa sì- coppia romagnola.

Ma la finisco qui. E passo alla concezione del mondo che sta dietro le immagini e gli slogan: si chiama cultura e progetto educativo gender, secondo il quale il sesso biologico non è affatto un dato vincolante, ma va sottomesso alla libera scelta comunque temporanea del sentimento di noi stessi. Finché questo messaggio è comunicato a degli adulti, ciascuno lo valuti come crede. Personalmente sono vaccinato contro queste idiozie da cabaret. La questione è che con il ddl Zan così come vogliono imporlo Pd, Leu e M5S il centro della proposta non è affatto la tutela di omo e transessuali da discriminazione e violenza, ma la inoculazione nelle scuole, sin dalla materna, di questo concetto di volubilità di orientamento sessuale. Inutile che qualcuno lo neghi.

 

 

L'imposizione della giornata nazionale dedicata a questi temi nelle scuole sancisce una specie di nuova religione di Stato con un rito solenne a cui tutti devono partecipare. Si può non crederci? Pare di sì, non è obbligatorio giurare fede in questi dogmi. Bontà loro, se il dissenso non viene giudicato odio da pm e giudici forse si scampa al carcere. Ma il punto non è soltanto il diritto alla libertà di opinione, ma io credo si abbia anche anche il dovere di impedire che una cultura come quella sottesa da questa legge si trasformi in norma etica della Repubblica. Senza scendere qui sul piano tecnico, il ddl Zan, così com' è stato approvato alla Camera e ora per fortuna giace come un relitto al Senato, contiene articoli da Stato educatore, che priva le famiglie del diritto che viene prima di qualunque contratto sociale di educare i figli secondo i propri ideali. Perciò fanno arcibene Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia a proporre l'estrazione dalla Zan dei denti della tirannide gender.

LA PARTE NON DETTA - Fanno bene i due militanti del Pd a proporre in campagna elettorale per le comunali di ottobre la parte non detta del programma del loro partito e della relativa coalizione. Chi vince alle comunali ha più forza per imporre questa visione devastante nei comuni, ma certo con riflessi nazionali. Occhio, ragazzi e ragazze. P.S. Avvenire domenica scorsa ha scritto (pag. 1 e 2) che i cattolici dovranno vagliare partiti e candidati delle municipali adottando come valore primario non più il sì oil no all'aborto o alla libertà di educazione, roba vecchia, figuriamoci, ma l'essere o no per "vaccino per tutti". Sottoscrivo. Il Vangelo però dice anche: non di solo vaccino vive l'uomo. 

 

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