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Papa Francesco e la depressione: come si capisce di averla e come la si supera

Renato Farina
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Ieri mattina alla radio ho sentito l'inconfondibile voce di papa Francesco. Parlava, in uno spagnolo affettuoso, «di» ma soprattutto «a» una particolare categoria di ultimi, e alle persone che standogli accanto patiscono come loro, si sentono impotenti peggio di loro. In Italia pare che di depressione (è di questo che si tratta) soffrano in forma più o meno grave tre milioni di adulti. Sono tanti, ma non sono una famiglia solidale, sono persone sprofondate in un abisso solitario, da cui non ritengono sia possibile uscire, non c'è una fune a cui attaccarsi per farsi tirare su come nei film degli speleologi.

 

 

 

 

 

 

Ci si sente piccini nel pozzo, come Alfredino Rampi, ma con la testa vecchia. L'affetto di chi ti vuol bene scivola via, ma guai se mancasse. Neghi il tuo stato, temi che chi ti ama perda la pazienza o sprofondi come te nella notte glaciale, quella che dura sei mesi, magari durasse solo sei mesi... Alzarsi dal letto è dura, ti aggrappi alle immagini dei tuoi cari, lavarsi bene la faccia, acqua di colonia in faccia. Danno fastidio i consigli tipo, su, non fare così, la vita è bella, sei egoista a star male, ecc. Ed eccola carezza del Papa. L'occasione è una circostanza standard. Ogni Pontefice detta all'inizio del mese un'intenzione di preghiera ad una Rete mondiale. Sulla porta delle parrocchie capita di leggerla su un foglio, fare sì con la testa, e dimenticarsene. Siamo così: ciascuno insegue i suoi guai.

 

 

 

 

 

 

Stavolta non parlava in generale. Parlava a me, era entrato nelle mie ombre. Mi sono accostato con l'auto al ciglio della strada. Mi sono sentito afferrato di dentro, come un abbraccio però. Si è soffermato su questa strana sofferenza, sembra una malattia di lusso in tempi di Covid, una faccenda di ricchi mentre gente giace inerme per strada, una pena di cui vergognarsi e sentirsi in colpa. Francesco sin dal primo istante invece di parlare dall'alto della sua salute e della sua certezza esistenziale, è sprofondato giù, accanto ai depressi, senza dargli una lezione sulla gioia, ma semplicemente sedendosi presso di loro. Vicino. 1 6, Ed ecco questa carezza del Papa.

 

 

 

 

 

 

Si vede che ci è passato. La descrive troppo bene, e senza avere dei fogli davanti, per non averne sperimentato il morso acido. Invita ad andare dal medico, non c'è da scherzare. Lui stesso vi ricorse. Aveva 42 anni e per sei mesi si sottopose a sedute psico terapeutiche. Dà pure consigli pratici. Nessuna formula placebo. Il video dura meno di due minuti, è come una terapia. Qui ne trascrivo l'essenziale. 1. Come si presenta la depressione. «Il sovraccarico di lavoro e lo stress fanno sì che molte persone sperimentino un esaurimento estremo... (da qui) la tristezza, l'apatia, la stanchezza spirituale». 2. Come comportarsi con chi è travolto da questa malattia? «Cerchiamo di stare accanto a chi è esausto, a chi è disperato, senza speranza, spesso ascoltando semplicemente, in silenzio! Perché non possiamo andare a dire a una persona: "No, la vita non è così. Ascoltami, ti do io la ricetta". Non c'è ricetta». 3. Dove trovare la luce? «Accanto all'imprescindibile accompagnamento psicologico, utile ed efficace, ci vengono in aiuto le parole di Gesù, quel: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro"». Non è una medicina magica, una frase talismano visto che lui è il Papa e deve citare il Vangelo. Per lui, per il Papa, è stato così. Durante i mesi di cura, anche nella depressione, aveva memoria di quel Cristo che lo aveva attratto al sacerdozio, speranza irriducibile, spes contra spem. 4. Chi vuol loro bene: ascolti in silenzio, li indirizzi ad un medico in gamba, e preghi. «Preghiamo affinché le persone che soffrono di depressione o di burnout (esaurito. scoppiato, morto dentro, ndr) trovino da tutti un sostegno e una luce che le apra alla vita».

 

 

 

 

 

P.S. Per informazioni. Il disturbo della salute mentale, secondo un recente studio, coinvolge una persona su dieci, circa 792 milioni di persone, l'11% della popolazione mondiale. Tra i principali disturbi ci sono la depressione (264 milioni, 3%) e l'ansia (284 milioni, 4%). Nei casi peggiori, riferisce l'Onu, la depressione grave può portare al suicidio, che rappresenta la quarta causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni e riguarda più di 700 mila persone ogni anno. Nel 2020, in piena emergenza Covid, l'equilibrio psicologico di molti è stato messo alla prova, il timore per la perdita della vita e del lavoro ha inciso creando situazioni di angoscia e disperazione, aggravando disturbi mentali gravi come depressione, attacchi di panico e ansia (da vaticannews).

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