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Palermo, caos alle urne: "Via il reddito di cittadinanza a chi ha disertato". Bufera sulla Lamorgese

Man. Cos.
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Una situazione davvero paradossale. Anche perché gli incarichi di presidente di seggio e anche di scrutatore elettorale sono retribuiti: per quanto riguarda il referendum, lo scrutatore - da tabella - incassa intorno ai 104 euro, il presidente circa 130; mentre per le elezioni amministrative, allo scrutatore vanno 120 euro, al presidente di seggio 150. Per quanto riguarda questa tornata, fra preparazione e spoglio, il compenso - considerando che si uniscono le due consultazioni, il referendum sulla giustizia e le elezioni per eleggere il sindaco del capoluogo siciliano - raggiunge i 280 euro. In più, chi lavora ai seggi ha diritto a un'assenza giustificata e retribuita al lavoro, oltre che al riposo compensativo il giorno seguente.

 

 


Anche per questo le tante assenze che hanno reso difficili le operazioni di voto a Palermo risultano davvero intollerabili. Cosa sottolineata da Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. «La fotografia che ci arriva da Palermo racconta di una città nel caos- ha dichiarato senza mezzi termini Lollobrigida -. Le enormi difficoltà nelle operazioni di voto, causate dalla mancanza dei presidenti di seggio, oltre a sollevare l'indignazione di chi questa mattina non ha potuto votare, lascia inquietanti interrogativi. È possibile che nella regione con il 18% del totale nazionale di percettori di reddito di cittadinanza, non si sia trovato chi fosse disposto a lavorare nei seggi?».
E ancora: «È realistico pensare che tra i tanti forfait non giustificati, ci sia più di qualche percettore del reddito dei quasi 100.000 che nella sola Palermo ne beneficiano? Su questo ultimo interrogativo - conclude Lollobrigida - Fratelli d'Italia andrà a fondo e chiederà la sospensione del sussidio ai disertori dei seggi che non risulteranno realmente impossibilitati a prestare servizio».

 

 

 


Quello di Palermo è dunque in breve tempo diventato un caso nazionale. Di «situazione grave e inaccettabile» hanno parlato fonti della Lega, con Matteo Salvini che ha personalmente stigmatizzato la vicenda: «Neanche alle elezioni condominiali c'è questo pressappochismo, questo è un furto di democrazia». Giorgia Meloni ha invece affidato a Facebook il suo sconcerto: «A Palermo diversi seggi chiusi ed elettori respinti. Tutto ciò è gravissimo».
Pressoché tutti i leader politici sono intervenuti sulla questione. Carlo Calenda ha commentato su Twitter: «A Palermo la situazione è allucinante. Tantissime persone tornano a casa senza aver potuto votare. È una cosa indegna di un paese civile», mentre il presidente di Italia Viva Ettore Rosato ha rimarcato: «Che tristezza vedere ancora seggi chiusi. Danni gravi per i diritti di chi vuol votare ad amministrative e referendum. Inaccettabile la sciatteria di quei presidenti e scrutatori, ma anche di amministrazioni comunali che non sanno organizzare il voto, figuriamoci i servizi per i cittadini». Infine Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, «è gravissimo ciò che sta accadendo a Palermo dove tanta gente è stata respinta dai seggi non aperti a causa di una evidente disorganizzazione».

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