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Francesco Storace smaschera la sinistra: Pd e 5S pronti a rimettersi insieme

Francesco Storace
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Se qualche elettore pensa che il centrodestra abbia la vittoria in tasca per permettersi il lusso di "fare sega" ai seggi del 25 settembre come un tempo si marinava la scuola, farà bene a togliersi di testa questa velleità. Anche se sembrano falliti i giochi pre-elettorali la sinistra non disperata di tornare al potere: del resto sono almeno dieci anni che non vince elezioni pur restando acquattata dove si comanda. È bene seguire la vecchia regola: sondaggi o no vincerà chi andrà alle urne. Chi porterà più gente ai seggi. Chi avrà proprio maggiore capacità di mobilitazione del popolo. E siccome a sinistra non smettono mai di pensare a come sabotare il centrodestra, non bisogna abbassare la soglia dell'attenzione: l'ammucchiata rossa è pronta a rimettersi in gioco, a tutti i costi.


STUDIARE LA LEGGE - Le voci sono insistenti. È vero, c'è stata la traumatica rottura con Carlo Calenda. E non c'è traccia di disgelo con i Cinque stelle a suon di parole grosse (e a questo proposito chi sognava eventuali "desistenze" rilegga la legge elettorale, perché chi pensa di non correre nei collegi uninominali per favorire l' rinuncia contemporaneamente ai voti sul proporzionale, la scheda è unica..). Del resto Conte non potrebbe certo sopportare di rimettersi a flirtare con chi ha provocato una scissione davvero pesante in casa sua. Per ora, al fianco di Letta restano solo e per sua volontà, dicono nel Pd, ciascuno con la propria ipotesi di alleanze preferite Fratoianni e Bonelli, Di Maio e Tabacci. E la Bonino.  Al massimo, in queste condizioni, il Pd può aspirare a correre per il primato di lista, ma senza una coalizione degna di questo nome la prospettiva è quella dell'opposizione. Quindi aspetta il 25 settembre e prepara la battaglia campale: quella per il Senato. È lì che affilano le armi e lo ha rilasciato lo stesso Calenda che deve farsi perdonare dalla sinistra la fine dell'alleanza. E fa sapere che si candiderà proprio a Palazzo Madama nel diminuito in Veneto e Lombardia e poi chissà dove per la maggioranza al centrodestra. Ovvero, ex alleati tornano ad "unirsi" solo per impedire agli avversari di conquistare la maggioranza dei seggi. Il disegno non muta. La volontà degli elettori deve essere annullata dai partiti.

 

VOTO POPOLARE - Ma c'è proprio il dettaglio del voto popolare, oltre al piccolo particolare dell'assenza di una qualunque traccia di comune disegno programmatico a rendere complicato il percorso "contro le destre". È vero: Fratoianni sposa la patrimoniale sulla casa di Enrico Letta, ma è ancora troppo poco. La velleità di governare col Pd resta ovviamente nelle corde del renitente leader di Azione. Che mentre tresca con Matteo Renzi spera sempre di poter buttare fuori i rossoverdi, come se bastasse la sua ipotetica volontà per far rimanere Draghi così dice a Palazzo Chigi. Magari col Pd senza estremisti e Forza Italia senza la Lega. Anche qui, dimentica i voti necessari. Intanto la sinistra ci prova ancora a tentare di convincere Letta a riagguantare il Movimento di Conte. Tentano il recupero in zona Cesarini,  Al punto che proprio Fratoianni statista si mette a ritirare inviti "alla riflessione" allo stesso ormai Calenda per un'apertura a M5s. Un film dell'orrore, indubbiamente. Nonostante le botte da orbi fra i soggetti di quello che era il campo largo diventano poi campo minato, c'è chi sogna intese davvero impossibile. Ma lo fa per preparare quei post voto in caso di "pareggio". Ecco perché l'ammucchiata rischia di essere di nuovo dietro l'angolo se non ci sarà una decisione risposta popolare col voto di settembre. Il centrodestra farà bene a non sottovalutare i rischi che corre con le liste in Senato.

 

 

 

DISEGNO PERICOLOSO - Anche nel Pd c'è chi non dispera. E il campione del fantasy in questo caso si chiama, al solito, Francesco Boccia, nostalgico del ministero ormai col Conte 2 e ansioso di ricostruire l'alleanza stravecchia. È un disegno davvero pericoloso per l'Italia, che ci esporrebbe se mai dovesse realizzarsi a rischi seri nel bel mezzo di una crisi economica e sociale come quello vaticinata da tutti per ottobre. Significherebbe tornare al tempo dei veti incrociati, senza alcuna prospettiva di ripartenza della Nazione. Sarebbe il trionfo di chi sogna, anche fuori confine, un'Italia stritolata dalle tasse e costretta da subito i diktat sovranazionali. Un incubo per l'economia. E ancora sofferenza per chi non si è potuto riprendere dalle crisi subite negli ultimi due anni. Anche basta.

 

 

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