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Pd, nel partito di Letta odiare gli ebrei è colpa scusabile

Iuri Maria Prado
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Qualche mese fa un noto esponente post comunista (Piero Fassino) ha dichiarato che lo stalinismo «ha tra le sue tare i pogrom antiebraici». Qualche mese fa, non quando il suo partito era finanziato dai macellai sovietici. Non so se è chiaro: le "tare". Come dire che il Terzo Reich aveva tra le sue tare Dachau. Bene, il caso dell'altro giorno, col dirigente Pd messo in lista non ostante il curriculum di allegri post antisemiti, apparteneva alla stessa tradizione concessivo-negazionista che svilisce al rango di "errore" l'eccidio, la discriminazione razziale, la repressione, quando a rendersene responsabile è la propria cerchia.

 

 

E così se un capobastone di sinistra si lascia andare alla disseminazione di messaggi di stampo neonazista che rinnegano il diritto all'esistenza dello Stato ebraico non succede nulla finché qualcuno (ma mica qualcuno del Pd) fa notare la cosa. Al che il mascalzoncello fa le mostre di scusarsi (era un "errore", appunto), mentre il capo della sinistra seria e per bene, quella fedele alle Giornate della Memoria, chiude il caso perché è tutto chiarito. Poi quello, vista l'indifendibilità della posizione, si ritira, ma se fosse stato per la dirigenza andava tutto bene.

 

 

E si noti che mentre montava il casino, per evitare problemi ulteriori, il propagandista da sassaiola anti-israeliana (certo La Regina, che era capolista Pd in Basilicata) ha pensato bene di sigillare il proprio profilo Twitter, pratica non inedita presso certa gentaglia che nasconde il corpo del reato razzista quando è presa in castagna. Forse nel Partito democratico la prassi antisemita non è ancora un merito, ma non è nemmeno una "tara": è una specie di colpa scusabile. 

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