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Caso Ruby: assoluzione 'divide' Procura, giudici sconfessano Boccassini (2)

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(Adnkronos) - La presunta concussione sui vertici della Questura, per la corte d'Appello di Milano, non c'è proprio stata: "il fatto non sussiste" hanno deciso i giudici. Quanto alla prostituzione minorile qualcosa rimane, altrimenti ci sarebbe stato un altro "fatto che non esiste". Ma quel poco che c'è "non costituisce reato": che quel poco, appunto, sia relegato alla consapevolezza di Berlusconi della minore età di Ruby oppure alla consumazione di rapporti sessuali, questo lo si potrà leggere solo in sentenza. Quasi certamente in quelle motivazioni non si parlerà di cene eleganti, ma di sicuro la rilevanza penale, a Villa San Martino, non è entrata. Ma al di là delle correnti e delle divisioni interne alla magistratura milanese, l'assoluzione a tutto tondo di oggi pone anche interrogativi di altra natura. E' difficile anche per chi nel mondo della giustizia opera, ma allo stato non vuole metterci la faccia, non osservare che per 'giustificare' il passaggio da sette anni a zero non basta il principio dell'indipendenza della magistratura italiana. Inevitabilmente c'è chi oggi sarà ancora più forte nell'archiviare il giudizio di primo grado come un 'processo politico'. E c'è chi giudicherà invece il verdetto di oggi con la lente della politica e leggerà la sentenza come la 'quadratura' perfetta in uno scenario istituzionale attuale che con Berlusconi ha ancora molto a che fare. Chi ha memoria storica, però, non dimentica che i giudici d'appello milanesi su Berlusconi hanno dato nel tempo una valutazione diversa alla lettura degli atti raccolti dalla procura e hanno capovolto con assoluzioni, prescrizione e proscioglimento con vari distinguo le condanne che i colleghi del Tribunale avevano precedentemente assegnato. (segue)

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