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Storia: Univr, scoperta nuova lettera di Dante Alighieri (2)

AdnKronos
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(AdnKronos) - Si trattava dunque di una missiva delicatissima, la cui stesura Cangrande non avrebbe certo affidato a chiunque, era logico che si servisse della migliore penna a disposizione. Poteva questa essere quella di Dante, tanto amico del signore di Verona, al punto di riservagli un altissimo elogio nel canto XVII del Paradiso? “Da un'attenta analisi del testo della lettera, dei suoi riferimenti e degli stilemi linguistici, appare evidente come la probabilità che l'abbia scritta Dante sia altissima - prosegue Pellegrini - In essa è inserito un richiamo ai passi di due Variae di Cassiodoro che Dante aveva già utilizzato più di una volta. Nell'arenga del 1306, nell'epistola Ai signori d'Italia e più ancora nell'esordio di un atto di pace stipulato nell'ottobre del 1306 in Lunigiana che vede il poeta comparire in prima persona, in qualità di procuratore dei Malaspina". "Ma c'è di più. All'invocazione della pace, che peraltro attraversa anche molti altri scritti danteschi, segue, nell'epistola di Cangrande, l'esplicito richiamo all'ammonimento di Gesù secondo il quale 'Ogni regno diviso in se stesso va in rovina' (Mt 12,25; Le 11,17). Anche nella Monarchia (I v 8) Dante additò la necessità di un unico re ai fini di una pacifica convivenza. Tornano dunque le parole chiave del “regnum” e della “tranquillitas” in sequenza con la citazione evangelica. Ma il binomio pace e tranquillità compariva già - quasi un'ossessione che perseguitasse il poeta nel suo penoso esilio - nell'epistola prima, che Dante scrisse a nome dei fuoriusciti fiorentini nella primavera del 1304".

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