Mafia: depistaggio Borsellino, il giallo del telefono di Scarantino
Palermo, 9 set. (AdnKronos) - Diventa un giallo la presenza del telefono fisso nell'abitazione dell'ex pentito Vincenzo Scarantino di San Bartolomeo a Mare, in Liguria, dove era stato trasferito quando aveva iniziato a collaborare con la giustizia dopo le stragi mafiose. Nella deposizione di oggi al processo sul depistaggio della strage di via D'Amelio, a differenza di quanto detto nel 2013 nel processo a Salvatore Madonia, il sovrintendente della Polizia di Stato Giuseppe Di Gangi, ha detto di avere ricordato "solo da poco" la presenza del telefono a casa di Scarantino. Nel corso del controesame l'avvocato Rosalba Di Gregorio, che rappresenta le persone che furono accusate ingiustamente da Scarantino della strage di via D'Amelio. "Io le chiesi se Scarantino aveva il telefono e lei me lo aveva escluso- dice oggi l'avvocato al poliziotto - Ora dice che se lo ricorda, come ha appreso di questa faccenda?". "Dalla stampa", taglia corto Di Gangi. Poi l'avvocato chiede: "Lei si ricorda di avere intercettato il telefono fisso di Scarantino a San Bartolomeo?". E il teste: "Me lo sono ricordato in questo periodo. Per le notizie di stampa. Facevamo le intercettazioni nei locali della procura di Imperia". E sulle intercettazioni: "Si ricorda se c'erano colloqui con magistrati?". "No, non ricordo", dice Di Gangi. "C'erano colloqui con la questura?", insiste Di Gregorio. E il poliziotto: "Non ricordo". Per poi aggiungere: "Non ho ricordi sulle intercettazioni". "Si ricorda se c'erano telefonate in cui Scarantino faceva riferimento al fatto che fosse innocente e che aveva fatto false accuse?". "Non mi ricordo. Non ho mai intercettato telefonate in tal senso", dice.