Milano, 15 mar. (Adnkronos Salute) - Un terzo della vita a occhi chiusi. E' questo il tempo che ognuno dedica al sonno durante la sua esistenza. Un bisogno primario come bere e mangiare. Perche' mentre si sogna o si riposa e basta, il sonno 'ristoratore' fa il suo mestiere: fa si' che l'organismo lavori e si curi, anche. "Ecco perche' il cattivo sonno e' nemico della salute", spiegano oggi a Milano gli esperti dell'Istituto Auxologico italiano, in occasione della Giornata mondiale del sonno. Lo slogan di quest'anno? 'Dormi bene per invecchiare bene'. In Italia, ricordano la neurologa Laura Adobbati e Carolina Lombardi del Centro per la diagnosi e cura dei disturbi del sonno attivo all'Auxologico, "circa il 30% della popolazione generale soffre di disturbi del sonno, ma solo un terzo di queste persone si rivolge a un medico per inquadrare il disturbo e attivare percorsi di trattamento". Fra le 'vittime' del cattivo sonno molti grandi obesi. Circa il 70-80% degli oversize con indice di massa corporea superiore (Bmi) a 40 soffre di apnee notturne, una malattia dell'eta' moderna. I disturbi del sonno sono 'democratici': interessano dai bambini, che non vengono risparmiati anzi ne sono frequentemente colpiti, fino agli anziani per i quali i problemi notturni sono sottodiagnosticati per via delle convinzione frequente che dormano poco e male per l'eta'. Una categoria particolarmente tartassata sono i turnisti. "Chi scende sotto una soglia minima di ore di riposo notturno ha un rischio di mortalita' piu' alto", sottolinea Gianfranco Parati del Dipartimento di cardiologia dell'ospedale San Luca (Auxologico). "I disturbi del sonno come le apnee notturne - aggiunge Adobbati - possono comportare eventi cerebrovascolari come attacchi ischemici transitori e ictus. Lo studio 'Daria' ha individuato come corresponsabili in una quota di questi eventi la coesistenza di due fattori: apnee ostruttive e forame ovale pervio (difetto congenito che interessa secondo le stime il 30% della popolazione). Ma esemplare e' il caso dell'insonnia familiare fatale, malattia genetica per fortuna rara". (segue)