Reggio Calabria, 16 ott. (Adnkronos) – Giovanni Copelli, 79enne cognato del boss Giuseppe Piromalli di Gioia Tauro, ha ricoperto un ruolo di “direzione dell’associazione, con compiti di decisione, pianificazione, individuazione delle azioni delittuose da compiere e degli obiettivi da perseguire”. Ne sono convinti gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che hanno emesso un decreto di fermo nei suoi confronti eseguito ieri sera dalla squadra mobile e dal Commissariato di Gioia Tauro. Copelli avrebbe anche svolto un ruolo di fondamentale cerniera nei rapporti con i rappresentanti di altre cosche. Tra il 2003 e il 2005, avrebbe mediato il pagamento di una somma di denaro, pari al quattro per cento dell’importo del capitolato, relativamente ai lavori di ristrutturazione della facciata del palazzo in cui avevano sede i magazzini Upim a Gioia Tauro che stava eseguendo la ditta Gattuso Francesco di Reggio Calabria. Quest’ultimo è ritenuto appartenente alla cosca Ficara-Latella che opera nella zona sud di Reggio Calabria. In questo caso, secondo quanto ricostruito da investigatori e inquirenti, Copelli non ha chiesto l’estorsione direttamente all’imprenditore ma si è recato personalmente a Reggio Calabria per discutere con i Ficara-Latella per negoziare il dovuto. L’importo complessivo del lavoro era di 500mila euro. Le dichiarazioni del collaboratore Antonio Russo hanno offerto uno spaccato del sistema e delle sue regole, perfettamente aderente alle risultanze di altre e precedenti indagini secondo cui qualsiasi impresa, anche mafiosa, deve pagare la cosca di ‘ndrangheta di riferimento del territorio dove si eseguono i lavori. E’ significativa, infine, la ricostruzione di un summit che si tenne nel 2001 a Gioia Tauro, organizzato in un capannone industriale di Copelli, nel corso del quale vennero distribuite le cariche di ‘ndrangheta e si svolsero i riti di affiliazione.




