Libero logo

Contro i progressisti reazionari, ecco i supereroi dell'era digitale

Il saggio di Bovalino: Musk, Trump e Vance sono i protagonisti di una guerra per fermare gli alfieri dell’apocalisse alla Thunberg e far risorgere l’Occidente
di Daniele Dell'Orcovenerdì 14 novembre 2025
Contro i progressisti reazionari, ecco i supereroi dell'era digitale

3' di lettura

Nella società contemporanea che vive con la liturgia dell’algoritmo, tra sorveglianza, intrattenimento totalizzante e spiritualità svuotata, c’è bisogno di un ribaltamento culturale: come la nascita di una sorta di futurismo 2.0 capace di riattivare immaginazione, mito e volontà, e opporsi ad un “progressismo reazionario” che, dietro il linguaggio dei diritti, perpetua conformismo, moralismo amministrativo e immobilismo delle élite. Questo nuovo immaginario politico dell’Occidente prova a dipingerlo Guerino Nuccio Bovalino ne La gaia incoscienza, (Luiss University Press, pag. 172, euro 12), uno studio che ha il merito di sintetizzare una metamorfosi altrimenti parecchio complessa con un tono insieme filosofico e pop, politologico e comics. Il risultato è la caratterizzazione di una mitologia del potere in cui la Silicon Valley diventa la nuova Gotham City e l’epica politica assume la forma di un fumetto teologico.

Al centro di questa narrazione si staglia Elon Musk, il “Batman digitale”. Come il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, Musk agisce costantemente a cavallo di un crepuscolo morale: eroe o villain a seconda dei punti di vista, salvatore o saboter del sistema che pretende di guidare. Nelle sue mani i razzi, i satelliti e le intelligenze artificiali diventano strumenti di una nuova missione prometeica che spaventa la solita sinistra del “fronte del no” ma entusiasma (finalmente) una fetta numerosa di opinione pubblica che non vedeva l’ora di tornare a sognare. Musk, scrive Bovalino, è «il Cavaliere che l’America merita ma non è pronta ad accettare»: un vigilante del futuro, sospeso fra la redenzione e la follia.

Trump, "ore a casa mia": la mail di Epstein e il fango dei dem

"Donald Trump ha passato ore a casa mia": questo il contenuto di una mail di Jeffrey Epstein pubblicata, insie...

Le sue scelte non possono non tener conto del pantheon di personaggi archetipici che governa gli Stati Uniti: c’è Donald Trump in versione “King Kong”, ossia la forza primordiale che abbatte le torri dell’ordine globale: un corpo titanico, simbolo del “mondo reale” che si ribella all’impalcatura imposta per decenni dalle élite; c’è Peter Thiel, il Lex Luthor teologico, figura misteriosa della Silicon Valley e genio lucido-nichilista che sogna di rifondare la società nel linguaggio della tecnica; c’è J.D. Vance, il discepolo dell’America profonda, “Capitan Americ” voglioso di ricreare identitarismo in una nazione frammentata: nostalgico e pragmatico, è il perfetto ponte tra il mito rurale e la tecnocrazia del futuro.

E, come in ogni sceneggiatura che si rispetti, c’è pure l’antagonista, Greta Thunberg e tutto ciò che rappresenta. La “Cassandra verde e pro-pal”, la profetessa del limite e della colpa, l’icona di un progressismo che si nutre di catastrofi e l’incarnazione di un arcipelago rosso e detrattore che picconerebbe volentieri questo nuovo mondo e che Bovalino definisce non a caso un fronte “apocalittico”. Il libro è quindi un trattato sullo «Zeitgeist come fumetto politico». Il consigliere del Ministro Alessandro Giuli ipotizza la dissoluzione dell’egemonia culturale classica e l’ascesa della “tecnoegemonia”: un potere fluido, diffuso, che passa attraverso gli schermi e si manifesta nelle emozioni digitali più che nelle ideologie. Compresi i suoi lati più oscuri, come il fenomeno degli “spettri connessi”, con l’uomo che sopravvive come avatar e la rete che diventa il sepolcro vuoto della presenza.

Ecco, in questo scenario anche la democrazia si fa “artificiale”: la chiamata alle urne è sostituita dalla chiamata alla rete, il consenso diventa algoritmo, la fede politica si confonde con l’estetica del dispositivo. Bovalino cita Marshall McLuhan e Jacques Derrida, ma con il passo di un narratore iper-accessibile, e trasforma ogni concetto in icona, ogni teoria in immagine.  È un pensiero che preferisce l’analogia al ragionamento, la visione alla dimostrazione. La sua “gaia incoscienza” rappresenta allora una categoria nietzscheana rifondata: non più la spensieratezza tragica del superuomo, ma la gioiosa inconsapevolezza di un’umanità che torna a credere nel futuro dopo aver perso la fede nel progresso.

Il risultato è un libro ambizioso e provocatorio, che legge la contemporaneità come un universo cinematografico condiviso: Musk, Trump, Thiel, Vance sono i personaggi di una “Justice League del XXI secolo”, impegnata in una guerra metafisica tra apocalisse e rinascita. Perché la politica, suggerisce Bovalino, non è più un sistema di valori ma uno spartito teatrale collettivo. E se oggi il potere non si misura in voti ma in visualizzazioni, “La gaia incoscienza” è il suo manifesto estetico: un saggio che si legge come un film, una critica della ragione digitale travestita da epopea pop. In questo nuovo pantheon, la tecnologia è l’ultima fede possibile di un mondo che per tornare a credere si deve affidare ai nuovi supereroi.

Usa, Donald Trump designa gli Antifa italiani "terroristi globali": cosa cambia

Il dipartimento di Stato Usa ha designato il gruppo antifascista tedesco Antifa Ost, insieme ad altri tre "gru...