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Il premier all'Eurogruppo sfida l'incubo spread: oggi un altro scontro con la Merkel. Tra gli intransigenti anche il premier olandese e quello finlandese

Alta tensione sui nostri Btp. Il governatore della Bce getta acqua sul fuoco: "L'euro non sparirà"

Giulio Bucchi
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Comincia male il giorno in cui l'Eurogruppo dovrebbe decidere sullo scudo anti-spread. Resta altissima la pressione sul differenziale tra Btp decennali e Bund equivalenti, con lo spread che si attestava oltre i 480 punti, con un tasso al 6,09 per cento (poi il ribasso fino a uota 475 punti base). Allarme anche per i Bonos spagnoli, il cui differenziale con i Bund torna a 567 punti (6,99%). Se mai servisse un altro segnale, eccolo: bisogna fare qualcosa contro la speculazione finanziaria internazionale, perché insieme a Spagna e Italia a essere sotto attacco è tutta l'Unione Europea. Anche per questo Mario Monti domenica aveva rivolto dure accuse ad "alcuni Stati del Nord Europa che minano la credibilità dell'Eurozona". Il riferimento, non velato, era evidentemente a Olanda e Finlandia che la scorsa settimana si erano detti contrari allo scudo anti-spread attirandosi le critiche del presidente della Commissione europea Barroso e del presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. Ma la partita del professore si gioca su due fronti. Il primo, quello europeo di cui vi abbiamo dato conto: deve riuscire a vincere la linea dell'intransigenza che trova nella Merkel il massimo rappresentante e che annovera anche i leaders di Olanda e Finlandia. Il secondo, quello italiano. La riforma sulla spending review è stata criticata da più parti: deve convincere il Vecchio Continente che quello varato è un buon testo, e che l'impennata dello spread non sia una valutazione negativa sul suo operato. In difesa di Monti - E così a tener banco, anche a livello europeo, sono le riforme varate da Monti in Italia, la spending review in particolare. Dopo le dure critiche di Squinzi e Confindustria, in difesa del professore è sceso in campo il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, che ha espresso il suo apprezzamento a Monti per le misure anti-sprechi annunciate dall'esecutivo. "Sono in linea con le raccomandazioni dell'Ecofin", ha spiegato, aggiungendo che la commissione europea "apprezza molto gli impegni dell'Italia in campo economico e fiscale, soprattutto il recente provvediemnto economico di tagli alla spesa pubblica". Quindi le parole di Mario Draghi, secondo il quale le norme sulla spending review sono "utili per gli obiettivi di bilancio". Il presidente della Bce ha poi definito "passi importanti" quelli compiuti dal governo sul fronte della riforma del lavoro aggiungendo che però, ora, il professore deve lavorare per abbassare la pressione fiscale. Infine al fianco di Monti si è schierata anche la Corte dei Conti: "La spending review è il primo provvedimento in cui si va verso una revisione qualitativa della spesa. Il nostro giudizio in proposito è sostanzialmente postivo". Draghi: "L'euro resterà" - Le parole, però, non bastano, e la tensione sullo spread restava altissima. Draghi, poco prima dell'inizio del vertice, ha spostato l'attenzione sui problemi continentali: "Continuiamo a prevedere un'attività economica in ripresa graduale con uno slancio minimo", ha ripetuto il numero uno dell'Eurotower nel corso di un'audizione al Parlamento europeo. "Nel secondo trimestre - ha aggiunto - si è registrato un indebolimento della crescita e un'incertezza maggiore". Anche in questa ottica ha aggiunto Draghi "è cruciale perseverare in riforme coraggiose e necessarie". Secondo il governatore dell'istituto di Francoforte, però "l'euro resterà e la zone euro compirà i passi necessarli per garantirlio". Secondo Draghi, infine, "non ci sono scorciatoie per creare una  unione monetaria solida e stabile", senza "muovere in avanti verso una condivisione di sovranità in materia di bilancio, finanziaria ed economica".  Meccanismi anti-crisi - E' in questo contesto, di alta tensione sui mercati e con un'attenzione crescente rivolta verso i paesi in difficoltà (Italia e Spagna su tutti), che lunedì pomeriggio a Bruxelles si aprirà la riunione "della svolta". Non arriveranno decisioni definitive (previste dopo l'ennesimo summit, il 20 luglio), ma di certo i ministri delle Finanze dei Diciassette dovranno iniziare a trovare un accordo sullo scudo anti-spread e sulla ricapitalizzazione diretta delle banche. Ci sarà il premier italiano Monti, ci sarà il presidente della Bce, Draghi. La parola d'ordine, ancora una volta, è fare in fretta: in questo senso, il temporeggiamento (per esempio quello sui prestiti diretti del Fondo salva-Stati permanente, l'Esm) significa quasi suicidio dell'Eurozona. Molti paesi spingono perché la Bce assuma pieni poteri di vigilanza bancaria, Angela Merkel e la Germania dettano come condizione che la ricapitalizzazione diretta delle banche possa scattare solo dopo l'entrata un vigore del nuovo sistema europeo di vigilanza creditizia, a metà 2013. Fino ad allora, la Spagna potrà sì prendere in prestito miliardi di euro ma aumentando il proprio debito pubblico.       

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