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Fondi Usa ed economisti di Berlino: ecco chi scommette sulla fine dell'euro

Il vento che soffia contro la moneta unica parte dall'altra sponda dell'Atlantico fino a coinvolgere pedine europee

Andrea Tempestini
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Più la crisi avanza, più i dubbi sulla possibilità di risolverla crescono. Il futuro dell'euro è appeso a un filo, e il fronte delle forze globali che avversano la moneta unica è in movimento e in crescita, negli Stati Uniti come in Euorpa e nel resto del mondo. Citato dal Corriere della Sera, parla Robert Koenigsberger, fondatore di Gramercy, un hedge fund Usa che gestisce più di tre miliardi di dollari. Il suo punto di vista è chiaro: "Il mercato europeo è in via di immersione, meglio starci lontani". Nei paesi che vanno a fondo in una situazione politica incertissima, prosegue, "può succedere di tutto e prendere un bagno mortale". Tanto che secondo Koenigsberger anche scommettere al ribasso può essere un rischio: se i governi si decidessero a introdurre gli eurobond le perdite sarebbero enormi. La morale? Restare lontani dalla zona euro, punto e basta. Senza possibilità - Negli Stati Uniti è opinione diffusa che sia impossibile salvare la zona euro, anche se tempi e modi del crollo non sono ancora chiari. Kyle Bass, fondatore dell'hedge fund Hayman Capital, è tranchant: "Non c'è niente che possa salvare l'Eurozona". Secondo Bass la confusione politica in un mix letale con l'implosione economica rende impossibile fare previsioni e quindi investire. Sempre negli Usa, non tutti hanno però definitivamente abbandonato la zona euro. Certo, i grandi fondi pensionistici negli ultimi anni hanno alleggerito le loro posizioni e sono usciti del tutto dai Paesi Ue periferici per rifugiarsi in quelli sicuri, come Germania, Olanda, Finlandia, Austria. Il problema è che i titoli di Stato di questi Paesi cominciano a dare rendimenti negativi: un buon motivo per abbandonare del tutto la zona euro. E in Europa... - Ma i dubbi sulla tenuta dell'Eurozona arrivano anche da analisti di banche europee, come Ubs, che in un rapporto spiega come molti investitori giapponesi negli ultimi due anni siano passati dai titoli sovrani devastati a quelli più sicuri per poi abbandonare del tutto l'euro. Il vento che soffia contro la moneta unica è imponente. Parte dall'altra sponda dell'Atlantico e sale d'intensità sopra l'Europa. Tanto che anche in Germania il fronte contrario all'euro è sempre più nutrito. Ha fatto scalpore la lettera aperta firmata da duecento autorevoli economisti tedeschi, che hanno chiesto alla cancelliera Angela Merkel di negare i fondi necessari per il salvataggio delle banche spagnole. E ancora, sempre dalla Germania, l'appello di Hans-Olaf Henkel, il presidente degli industriali ai tempi della nascita dell'euro: Henkel ha lanciato una campagna contro la moneta unica, e scrivendo sulle colonne del Financial Times ha chiesto a Frau Merkel un cambio di linea netto sull'euro, un cambio di linea che la porti a rinnegarlo.

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