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Stanga gli onestie risparmia gli evasoriMonti ha fallito

Nei primi sette mesi del 2012 entrate tributarie su del 5%. Ma il gettito della lotta all'evasione scende del 2%

Matteo Legnani
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  di Franco Bechis È servita a poco o a nulla la campagna-choc sugli scontrini con i celebri blitz della Finanza e degli ispettori della Agenzia delle Entrate nelle località di villeggiatura vip. Nei primi sette mesi dell'anno sono scese del 2 per cento le entrate da ruoli, quelle che vengono classificate come provenienti dalla lotta all'evasione. In sette mesi lo Stato ha incassato 3,9 miliardi di euro con una discesa di 79 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2011. La caduta dei ruoli è stata soprattutto sull'Iva (216 milioni di euro di incassi), a segnalare come proprio la guerra agli scontrini abbia fatto flop. Caduti anche i ruoli sulle persone fisiche, mentre hanno dato maggiori incassi quelli sul reddito di impresa. Nel dato generale pesa parzialmente la modifica delle regole della riscossione, entrate in vigore dalla tarda primavera 2011: le maggiori possibilità di rateizzazione e l'elevazione da 5 a 20mila euro per la soglia delle ganasce fiscali ha naturalmente fatto diminuire gli incassi generali. Trucchi contabili - Secondo il bollettino delle entrate tributarie diffuso ieri sui primi sette mesi dell'anno, complessivamente lo Stato ha portato via agli italiani 10 miliardi di euro in più, con una crescita del 4,7% rispetto al periodo gennaio-luglio del 2011. Il dato in realtà non è così entusiasmante, se si tiene conto della raffica di aumenti fiscali entrati in vigore dal settembre 2011 e in gran parte dal mese di gennaio 2012 grazie al decreto salva-Italia varato da Mario Monti.  In alcuni casi c'è stata anche una variazione delle modalità di versamento delle imposte che confonde un po' le idee. Quella sulle assicurazioni per esempio gli altri anni si versava prevalentemente a novembre, dal 2012 invece è stata anticipata a maggio, e siccome pesa per 1,2 miliardi in più rispetto all'anno precedente, darà poi una caduta analoga delle entrate nel mese di novembre. Incassano ovviamente di più tutte le imposte che sono state aumentate e a cui non si poteva sfuggire. Quasi un terzo dell'incremento assoluto è infatti dovuto all'imposta di bollo, che è stata aumentata due volte su conti correnti bancari e postali, depositi titoli, etc. Ha consentito un maggiore incasso di 2,9 miliardi di euro. Così come l'imposta sui capital gain, visto che sono state ritoccate tutte le aliquote verso l'alto di almeno il 60%: hanno consentito un incremento del 44% (minore della variazione perché di guadagni in questi sette mesi se ne sono visti ben pochi), motivando un'altra bella fetta dell'incremento delle entrate (1,7 miliardi di euro).  Le grandi imposte invece segnalano nonostante l'incremento delle aliquote, la crisi finanziaria e la recessione in corso. Cade dello 0,3% (316 milioni di euro) l'imposta sul reddito delle persone fisiche (la vecchia Irpef, ora Ire), con una caduta secca (-3,9%) degli incassi dai lavoratori autonomi (che chiudono). Sostanzialmente identico a quella dell'anno precedente  (sceso di 3 milioni di euro) l'incasso dalle imprese, con un aumento del saldo ma una pericolosa caduta dell'acconto. Scende invece dell'1,5% l'incasso da Iva: sono 880 milioni di euro in meno, ma arriva a quasi un miliardo il buco sugli scambi interni (compensati dagli incassi Iva sulle importazioni, saliti solo grazie all'aumento del prezzo del petrolio). Un dato clamoroso, se si pensa che l'aliquota ordinaria è passata dal 20 al 21%, e avrebbe dovuto dare quindi incassi maggiori del 5%.  Si gioca meno - Nella crisi si è spenta anche una delle galline d'oro del fisco italiano: il lotto. Gli incassi sono scesi del 7,6% che in valore assoluto significano quasi 300 milioni di euro volati via. Più o meno la stessa cifra che manca all'appello per l'imposta di registro, caduta del 10,4%: si sono vendute meno case dell'anno prima. Ci sono altre voci positive in entrata: 3,977 miliardi di Imu statale che prima non c'era; 2,6 miliardi di euro di maggiori incassi dalla imposta di fabbricazione sugli oli minerali, che segue ovviamente l'aumento delle accise e del prezzo del petrolio a cui si applicano. Ma attenzione: quasi nessuna imposta (a cominciare dal contributo di solidarietà del 3%, che ha dato incassi per 191 milioni di euro), rispetta le previsioni delle relazioni tecniche dei provvedimenti governativi che hanno aumentato le aliquote. Questo significa che l'effetto depressivo legato all'aumento stesso delle imposte ha fatto diminuire gli incassi previsti. E se si guarda al dato sul fabbisogno, l'Italia è lontanissima dal realizzare gli obiettivi deficit/pil comunicati all'Ue, e al momento avrebbe bisogno di correggere i conti pubblici di almeno 30-40 miliardi di euro per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.     

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