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I conti segreti di Confindustria:morosità e un patrimonio eroso

Viale dell'Astronomia predica bene ma razzola male: ha venduto i Btp italiani e ritarda i pagamenti. Tre controllate su 6 in rosso. E non riceve l'8% di quote associative

Andrea Tempestini
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  La lobby degli industriali, Confindustria, ha le sue (grosse) magagne. Su Viale dell'Astronomia circolano pochi dati, ma ilfattoquotidiano.it ha messo le mani sul riservato bilancio dell'associazione: e i dati, in molti punti, contraddicono le affermazioni e le posizioni sostenute, ieri e oggi, dall'unione degli industriali. Inoltre molte società, Fiat l'esempio più eclatante, hanno abbandonato Confindustria poiché "troppo politicizzata": tra queste anche le Cartiere Paolo Pigna, i Tessili di Prato, la Giordano Riello e Nero Giardini (soltanto gli ultimi esempi). Inoltre il patrimonio dell'associazione, complice la mancanza all'appello di grandi quote associative, continua ad erodersi. Quote associative - Secondo quanto riportato da L'Espresso, a Confindustria ogni anno arrivano dalle aziende di Stato associate, come quota di iscrizione, circa 40 milioni di euro (una cifra che il presidente Giorgio Squinzi potrebbe anche considerare un vero e proprio "aiuto di Stato"). Il maggiore dei contributori è Eni (la stessa Eni che spinse per Squinzi al vertice di Confindustria, lo ammise l'ad Paolo Scaroni); poi Enel, Poste, Ferrovie, Finmeccenica e Terna. Tutte aziende che ogni dodici mesi sborsano diversi milioni di euro per farsi rappresentare da Confindustria. Peccato però che molti di questi soldi (complice anche la rete che lo Stato possiede per sostenere le imprese oltreconfine, sempre a spese nostre) in Confindustria non ci arrivino. Nel 2011, recita il bilancio, ben 3,2 milioni di euro, pari all'8,2% dei 39.341 milioni di contributi associativi che dalla periferia sarebbero dovuti arrivare nelle casse di Viale dell'Astronomia, non sono giunti a destinazione.  Puntualità dei pagamenti - Andando oltre le "mancate" quote associative, il primo dei paradossi riguarda la puntualità dei pagamenti, uno dei cavalli di battaglia del presidente Giorgio Squinzi, oggi, e di chi lo aveva preceduto, Emma Marcegaglia. Il ritardo dei pagamenti da parte dello Stato è stato definito da Squinzi "una situazione indegna di un Paese civile, nell'ordine dei 90 miliardi" che "non permette una vita normale". Peccato però che Viale dell'Astronomia abbia lo stesso vizio. Che cosa intende, Confindustria, per tempi ragionevoli? Già, perché nel bilancio 2011 l'associazione ha iscritto debiti verso i fornitori per 1 milione di euro, mentre l'anno precedente i debiti ammontavano a 1,2 milioni. Titoli di Stato - La rassegna continua poi con i titoli di Stato: tra gennaio e febbraio, l'associazione si è affrettata a ridurre drasticamente la sua esposizione sulle obbligazioni del Tesoro, vendendo in anticipo 10 dei 18 milioni di euro di Btp che possedeva (la metà dei quali sarebbero arrivati alla scadenza naturale nove mesi dopo). La vendita di Bond, la grande fuga dal debito italiano, al tessuto imprenditoriale del nostro Paese può far tutto eccetto che bene. Paradossalmente, Confindustria preferiva i bond del Monte dei Paschi di Siena, proprio quella banca che, ora, sta facendo man bassa di aiuti pubblici (l'investimento nelle obbligazioni di Rocca Salimbeni in scadenza a fine 2013 è stato di 9,9 milioni di euro). Altri tre milioni Confindustria li ha spesi in bond di Banca Intesa. Le spese di gestione - In tempo di crisi, restano alte le spese della lobby. Nel 2011 Confindustria ha registrato 1,2 milioni per finanziare a 100 giovani 12 mesi di stage presso "le diverse sedi del Sistema di rappresentanza". Questo esborso ha prosciugato la Riserva Attività Istituzionali. Viale dell'Astronomia ha poi speso 1 milione e 800 mila euro in viaggi e trasferte, mentre un altro milione è stato utilizzato in attività di rappresentanza e missioni estere. Ma per parafrasare le parole dello stesso Squinzi, "il peso maggiore è quello del lavoro": gli stipendi dell'associazione, infatti, costano 12.128 milioni di euro al netto di oneri previdenziali ed accantonamenti per il tfr, una somma che per i 164 dipendenti di Viale dell'Astronomia risulta in un salario medio di ben 5.700 euro (a questo "tesoretto" vanno poi aggiunti consulenti e collaboratori, che nello scorso anno sono costati 2.166 milioni). Il Sole 24 Ore - Complici tutte queste voci, il patrimonio dell'associazione si assottilia. Un peso lo hanno anche le perdite di tre controllate al 100% su sei: tra il 2010 e il 2011 il patrimonio di Confindustria si è alleggerito di 807mila euro. E le cifre avrebbero potuto essere ben peggiori se la quota di controllo del quotidiano Il Sole 24 Ore fosse stata valutata ai valori di Borsa: il gruppo editoriale è in rosso da tempo (8,4 milioni per il 2011, perdita già replicata nella sola metà del 2012) è iscritto nel bilancio al valore di 1,47 euro per azione per un totale di 132 milioni di euro, mentre però in Borsa il titolo viaggia attorno ai 60 centesimi. Se il valore di 60 centesimi fosse utilizzato come valore di riferimento, alla partecipazione verrebbero tolti quasi 78 milioni di euro con ripercussioni sul patrimonio dell'editore. Tuttavia, sulla base di un'analisi che verifica se le attività siano iscritte o meno a un avlore superiore a quello reale, Confindustria ha ritenuto di non dover procedere alla svalutazione.  Bilancio salvato - Grazie a questa serie di espedienti ed escamotage, Confindustria ha archiviato il bilancio dello scorso anno con un risultato positivo della gestione operativa e finanziaria da 2,2 milioni di euro, che è stato poi immediatamenet utilizzato per rimpinguare gli accantonamenti al Fondo Rischi che serve, spiega il bilancio, "per consentire il proseguimento della ristrutturazione orgtanizzativa" e la Riserva attività istituzionali che fu prosciugata per gli stage.  

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