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Gas, la rivoluzione in bolletta:pronto un taglio dei prezzi del 7%

L'Autorità per l'energia prepara la riforma per il calcolo dei prezzi: il valore farà riferimento alle quotazioni di mercato, e non solo al cosiddetto sistema "take or pay"

Andrea Tempestini
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Una piccola rivoluzione in bolletta, una boccata d'ossigeno per famiglie e imprese. Strano, ma vero. Le bollette del gas, infatti, diminuiranno del 6-7 per cento. Il cambiamento del modo in cui verrà calcolato il prezzo è materia dell'Autorità per l'energia, che vuole incidere sul prezzo del metro cubo di metano che intessa all'incirca un terzo dei consumi nazionali (75 miliardi di metri cubi la stima nel 2012). Si tratta, nel dettaglio, della maggior parte dei consumi domestici, escluse le grandi aziende e i produttori termoelettrici. Il documento - Dal 14 novembre scorso l'Autorità ha reso pubbliche le intenzioni con un "documento di consultazione" a cui i soggetti coinvolti dovranno rispondere entro il 3 dicembre: l'obiettivo dell'Autorità è arrivare a introdurre il nuovo sistema dal secondo quadrimestre 2013. Ma che cosa cambia? Semplice: gli extra-ricavi che fino ad oggi venivano incamerati grazie ai cambiamenti internazionali ed europei del mercato del gas dovranno, in futuro, essere spartiti anche con i consumatori. In cifre, si tratta di circa 8 centesimi di euro per ogni metro cubo. Gli 8 centesimi sono la differenza tra i 39-40 centesimi del prezzo al punto di ingresso nazionale di Tarvisio e i 31 centesimi di quello praticato invece su mercati europei. La differenza - Oltre il 90% del gas importato in Italia è relativo a contratti di lungo periodo (anche superiori ai 10 anni), ma la crisi dei consumi ha aperto una breccia al "gas di mercato", più economico. Così, mentre i grandi gurppi come Eni soffrono e accusano perdite sui "take or pay" (i contratti di lungo periodo, appunto), le società di vendita al dettaglio si procurano il gas a prezzi spot. I margini si annidano nel fatto che, storicamente e fino ad oggi, l'Autorità ha stabilito la tariffa praticata alla stragrande maggioranza delle famiglie sulla base dei contratti "take or pay", più cari. Così, almeno da un paio di anni a questa parte, le società di vendita hanno lucrato su questo differenziale, che in parte verrebbe restituito agli operatori (ovvia e scontata la rabbia e la contrarietà delle società di vendita del gas, municipalizzate in prima fila).

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