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Pensione, assegno alle donne a 57 anni

Andrea Tempestini
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Si chiama "opzione donna", e prevede che le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 57 di età possano andare in pensione, ma con l'assegno calcolato interamente con il metodo contributivo. La domanda per l'assegno potrà continuare ad essere presentata: è ciò che dovrebbe prevedere una circolare dell'Inps attesa nelle prossime ore, e che riaprirebbe i termini che altrimenti sarebbero scaduti ieri, domenica 30 novembre. L'"opzione donna" fu introdotta nel 2004 dal governo Berlusconi, che la prevedeva in via sperimentale fino al 31 dicembre 2015 (nel caso di lavoratrici autonome, l'età sale a 58 anni). Come detto, l'assegno si calcola con il contributivo: prendi quanto hai versato nel corso della tua intera carriera, e non con il retributivo che prevede una pensione pari al 70% di stipendio con 35 anni di contributi). In media, la donna che sceglie questo tipo di percorso pernde un assegno assottiliato del 15-20 per cento. Il balletto dei termini - Nei primi anni in cui l'opzione era esercitabile, in poche hanno scelto questa strada. Dopo la riforma Fornero, che ha cancellato le pensioni di anzianità ed ha aumentato l'età per la pensione di vecchiaia in modo vertiginoso, il numero di domande all'Inps per l'"opzione donna" si è impennato: spesso si trattava dell'unica possibilità per non finire esodati (per esempio nel 2013 sono arrivate 8.846 rispetto alle poche centinaia degli anni precedenti). Secondo una precedente circolare dell'Inps, il termine di questo possibile percorso era stato anticipato a fine 2014, alla fine di novembre poiché la richiesta va presentata un mese prima, contro il 31 dicembre che era stato previsto. Contro questa interpretazione è stata promossa una class action, mentre in Parlamento sono state approvate mozioni per vincolare l'Inps a rispettare la legge. E, come detto, a breve dovrebbe essere diffusa la circolare che confermerà la scadenza originariamente prevista del governo Berlusconi.

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