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La classifica dei più ricchi del mondo: guidano Gates, Slim e Buffett ma i nuovi Paperoni sono i comunisti cinesi

Giulio Bucchi
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I miliardari continuano a cavarsela sempre bene a livello mondiale, anche se tra alti e bassi. Per esempio, la comunista Cina ha la crescita più alta in numero assoluto di Paperoni, e batte persino la capitalistica America delle diseguaglianze, a sentire Obama e l'economista di moda Thomas Piketty, Carlo Max redivivo. E l'India, quatta quatta tra caste e alta tecnologia, supera la Russia putiniana in difetto di energia (petrolifera). Ma ecco le cifre nazionali, secondo il Rapporto sulla ricchezza 2014 condotto dalla società di ricerche Hurun, che ha la sede a Shangai. Il club dei miliardari è cresciuto di 222 unità l'anno scorso, superando la soglia di 2.000 e attestandosi a 2.089. Anche in questa élite, comunque, c'è stato chi l'anno scorso ha patito qualche "delusione": dei 2.089, infatti, contro gli 869 che hanno visto crescere il loro conto in banca, ce ne sono stati 649 che si sono, relativamente, "impoveriti". Per non parlare del dispiacere dei 95 che sono scesi sotto il miliardo di dollari, più che compensati dai 341 nuovi arrivati. In totale, le casseforti dei miliardari globali contenevano a fine dicembre 6.700 miliardi di dollari, che è ancora più del Prodotto Interno Lordo combinato del Giappone e della Corea del Sud, anche se è l'1,5% in meno del patrimonio complessivo che il club aveva nel 2013. Gli Stati Uniti sono sempre la patria n.1 dei super-ricchi, con 537. Ma la Cina continua la sua marcia di avvicinamento: ora ne ha 430, ed è la nazione che ha avuto più nuovi ingressi, 72, contro i 56 dell'America. L'India, che ha aggiunto 27 miliardari, ne ha ora un totale di 97, ed è per la prima volta al terzo posto avendo scavalcato la Russia che ne conta 93. I magnati russi hanno pagato cara la crisi del petrolio, con il 60% dei miliardari che ha visto calare la propria ricchezza: i più colpiti Vladimir Yevtushenkov (-77%) e Vagit Alekperov (-73%) di Lukoil. La maggior parte delle facce nuove, ha spiegato Rupert Hoogewerf, caporicercatore di Hurun, viene dal settore tecnologico. "L'high tech è il comparto trainante, tutta l'attenzione è sulla new economy". Hurun, abbiamo detto sopra, è basata in Cina, dove c'è ancora il culto di Mao, e il suo partito ha tutte le leve del potere politico ed economico. Suona paradossale che gli eredi del "libretto rosso" si dedichino adesso alla conta dei miliardari? Assolutamente no. I nostalgici del Grande Leader non pensino che Mao si stia rivoltando nella tomba a vedere tutti questi nababbi, perché lui era il più ricco di tutti, nella tradizione dei despoti rossi che non si fanno mancare niente (i Castro a Cuba e Kim Jong Un in Nord Corea sono esempi viventi). Larga parte dei nuovi facoltosi lo deve alla cricca del partito maoista. La Cina ha registrato nel 2014 1.090.000 milionari e 67mila super-ricchi, un incremento del 3,8% e del 3,7%, rispettivamente, rispetto al 2013. "Dopo la caduta, nel 2013, del numero dei milionari e dei super-ricchi al livello più basso dei cinque anni precedenti", riporta l'Hurun Wealth Report 2014 con orgoglio, "l'anno scorso il tasso di crescita è ripreso". Pechino è la metropoli con il più alto numero di benestanti, seguita da Guandong e da Shangai, ma la città dove è più veloce l'aumento dei super-ricchi è Tianjin. Quanto agli individui, la classifica non riserva novità sul podio. Sono sempre primi Bill Gates, Carlos Slim e Warren Buffett, uno più di sinistra dell'altro, che insieme vantano una fortuna di 244 miliardi, 52 in più del 2013. Gates èil re con 85 miliardi, 25% di aumento; Slim, messicano che ha fatto i soldi nel settore "statalistico" delle comunicazioni, ha la fetta più ricca di azioni quotate del liberal New York Times e vale 83 miliardi (+38%); Buffett pesa 76 miliardi (+19%). Le donne miliardarie sono 286 e pesano per il 12,3% della popolazione dei super-ricchi. Ai primi due posti ci sono l'americana Christy Walton, della famiglia del fondatore della catena Wal-Mart con 37,9 miliardi, e la francese Liliane Bettencourt, 92 anni, che possiede il 30% del colosso della cosmetica L'Oreal e vale 31,3 miliardi.  di Glauco Maggi  twitter @glaucomaggi

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