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Lo spread adesso calama per Fitch non conta più

L'agenzia di rating Usa dice che lo scarto fra Btp e Bund, sceso a quota 250, non è efficace per valutare il rischio default di un Paese. Ma quando era a 500 ci declassava

Matteo Legnani
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di Giuliano Zulin E noi che pensavamo che lo spread fosse tutto. Un governo è caduto per il differenziale fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi. Sempre per colpa di quella parola inglese, che ormai è riconosciuta (non compresa) dalla stragrande maggioranza degli italiani, ci siamo imbarcati nel tunnel dell'austerity. A colpi di tasse, depressione e disoccupazione. Eppure, proprio  adesso che lo spread scende verso i 250 punti, arriva un'agenzia di rating, Fitch, a raccontarci che lo spread non è tutto. La recente riduzione dei differenziali e dei credit default swap europei (le assicurazioni contro il rischio crac) mostra che in momenti di volatilità dei mercati  - si legge in un rapporto - essi non sono dei parametri efficaci per valutare il rischio nel lungo termine.  Ma come? Allora le lacrime e il sangue degli italiani sono stati inutili? Ora che, sulla scia del taglio dei tassi deciso dalla Bce, il tasso del biennale, in base alla piattaforma Bloomberg,  è addirittura sceso per la prima volta sotto l'1%, allo 0,974%? Leggi l'approfondimento su Libero in edicola sabato 4 maggio

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