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Pensioni, ecco come potrebbero cambiare

Lucia Esposito
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  Alla studio la riforma delle pensioni. Un cambiamento che si ispira a una maggiore flessibilità. In pratica la fascia di flessibilità per il pensionamento anticipato rispetto all'età di vecchiaia dovrebbe essere di tre-quattro anni e quindi per gli uomini potrebbe essere fissata intorno ai 62-63 anni (dal 2013 l'età di vecchiaia è a 66 anni e tre mesi) con una penalizzazione ''proporzionale''. E' questa una delle ipotesi allo studio del governo, come peraltro annunciato dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, nel discorso di insediamento.  Il  ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ribadito che la maggiore flessibilità non deve avere "implicazioni sulle persone" e su quelle della ''sostenibilita' finanziaria del sistema''. In pratica il Governo ipotizza modifiche nella direzione della libertà di scelta dei lavoratori prossimi alla pensione ma chiede a questi un sacrificio ''proporzionale'' all'anticipo nel collocamento a riposo. Ipotesi questa che viene considerata percorribile dal presidente Inps, Antonio Mastrapasqua,  l'ha definita ''assolutamente sostenibile''. Le possibilità - La possibilità di anticipare l'uscita rispetto all'età della vecchiaia è consentita alle donne (con 57 anni di età oltre a uno di finestra mobile e 35 di contributi) a patto che tutta la pensione sia calcolata con il metodo contributivo (meno vantaggioso rispetto a quello retributivo con il quale la maggior parte delle persone ancora esce dal lavoro). Lo stesso sistema potrebbe essere previsto per gli uomini ma con quattro-cinque anni in più di età (nel 2013 le donne escono con 62 anni e tre mesi). Penalizzazioni sono gia' previste dalla riforma Fornero nel caso che a fronte di 42 anni e 5 mesi di contributi (41 e 5 mesi per le donne) si esca prima dei 62 anni di età. In pratica: la proposta Damiano prevede un sistema di anticipo della pensione con un sistema di incentivi-disincentivi. L'età della pensione è fissata a 66 anni. Chi però ha maturato almeno 35 anni contributi può lasciare il lavoro anche a 62 anni con una penalizzazione sull'assegno dell'8%. La penalizzazione, in pratica, sarebbe del 2% per ogni anno di anticipo. Così, per chi decidesse di lasciare a 65 anni, la penalizzazione sarebbe esattamente di 2 punti, a 64 anni del 4% e così via fino al limite dei 62 anni. Al contrario il meccanismo prevede un premio del 2% sulla pensione per ogni anno di ritardo fino al massimo di 70 anni. stesso. Trovare i soldi.  Premi e penalità -  ''Abbiamo ripresentato una proposta di legge con il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano - dice il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta - che prevede la possibilita' di andare in pensione tra i 62 e i 70 anni. L'asticella e' a 66 anni, chi esce prima viene penalizzato, chi esce dopo sara' premiato''. Oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla giornata della previdenza ha sottolineato come il progressivo consolidamento del sistema previdenziale costituisca ''un fattore determinante di coesione sociale per il nostro paese''. La Cgil torna a dire no a ipotesi di penalizzazioni per chi esce prima dal lavoro. ''Fa gridare vendetta - dice il segretario generale Susanna Camusso - il fatto che l'introduzione della flessibilita', che rivendichiamo dal '95, si traduca nel penalizzare un'altra volta le persone. Non si determinano le politiche in base alle risorse che ci sono ma viceversa''.        

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