Pensioni, Carlo Calenda: "Il Pd sbaglia, il rinvio dell'aumento dell'età mette i conti a rischio"
"Vedo un errore di metodo e di merito in questa proposta del Pd", sulla possibilità di rinviare a giugno la decisione sull'adeguamento dell'età pensionistica. "Nel metodo perché si decide di non decidere sull'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita rimandando tutto a dopo le elezioni. Il rischio che ciò venga letto dai cittadini come una manovra elettorale è alto". Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda parla in una intervista al Corriere della Sera. "Nel merito credo si tratti di una proposta sbagliata, che rischia di determinare uno squilibrio grave del sistema pensionistico - aggiunge - Ben difficilmente, infatti, il primo atto del prossimo governo sarà un via libera all'adeguamento. In tal caso il potenziale costo complessivo secondo il presidente dell'Inps sarebbe di 140 miliardi. Il tutto mentre più di un terzo dei giovani è senza lavoro e rischia di non avere la pensione". Per Calenda "è giusto aprire a correzioni su lavori gravosi e usuranti. Ma in generale è necessario ricordare che già oggi l'età effettiva di pensionamento in Italia è di circa 62 anni mentre la vita lavorativa è di 31 anni rispetto ai 37 della media europea. Abbiamo varato l'Ape social che è una forma di prepensionamento per i lavori gravosi. La vera emergenza oggi riguarda i giovani e il lavoro. Su questo dovremmo concentrare le risorse". "La manovra è ben equilibrata" e sulla fatturazione a 28 giorni "il governo ha pronto un emendamento al decreto legge Fisco. Dopodiché vi è anche un emendamento del Pd in buona parte condivisibile. Stiamo vedendo se convergere su quello anche per evitare ulteriori mal di pancia politici. L'importante è che si faccia". Sulle elezioni Calenda dice che "fossi residente in Sicilia voterei il candidato del Pd. Ciò premesso, credo che il Pd, qualunque sia l'esito delle elezioni, abbia la chance di mettere in campo in vista delle elezioni politiche un progetto credibile e una squadra forte. Fossi in Renzi chiuderei ufficialmente la fase della rottamazione e costruirei un piano per il Paese che non cerchi scorciatoie e parta da una profonda operazione verità sulle scelte da fare e sul funzionamento di quelle fatte. Di un Pd capace di costruire e coinvolgere e di recuperare uno sguardo di lungo periodo c'è gran bisogno". Poi assicura: "Non credo ai partitini, tanto meno quelli personali e non mi candiderò, anche per riuscire a completare il mio lavoro, dalle crisi aziendali alla Strategia energetica nazionale, senza esporlo a strumentalizzazioni politiche. Mi piacerebbe poter dire che ho un'idea chiara su chi votare. Ma non è così. Dipenderà dalle offerte in campo, dai programmi e dalla squadra. La mia speranza è quella di poter trovare nel Pd tutti questi elementi".