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Manovra, vietato ammalarsi: farmaci, esami e visite mediche, saltano gli sgravi sulla sanità

Giulio Bucchi
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Il principio, sulla carta, non fa una grinza. Chi guadagna di più può permettersi di pagare di tasca sua i servizi pubblici, sia quelli forniti direttamente dallo Stato sia quelli affidati ai privati. Da quelli per l' istruzione dei figli a quelli sanitari, dagli asili nido fino alle commemorazioni funebri. Quello che il governo intende fare tagliando le detrazioni fiscali per i redditi più alti, però, è qualcosa che ha poco a che fare con la giustizia e l' equità. Intanto, bisogna capire quale sia veramente la ratio che sta dietro la misura. Recuperare soldi preziosi per tappare i buchi nella finanziaria? Difficile sostenerlo. I dettagli della novità sono ancora da definire, ma ipotizzando un meccanismo di alleggerimento progressivo delle detrazioni fiscali fino all' azzeramento a partire dai redditi al di sopra dei 100mila euro annui di reddito, il gettito aggiuntivo è veramente poca roba. Lo stesso Documento programmatico di bilancio stima circa 80 milioni di tasse risparmiate. Cifra che va confrontata con i circa 12 miliardi di coperture affidate nella legge di bilancio ad interventi di tipo fiscale. niente sconti Delle due, allora, l' una: o si tratta di un' operazione squisitamente politica e simbolica per dimostrare agli elettori di riferimento che il nuovo governo non farà più sconti ai ricchi, oppure è il primo passo per una revisione più ampia delle cosiddette tax expenditures, di cui si parla da tempo, che dopo i benestanti colpirà anche i ceti meno abbienti, scatenando un vero e proprio bagno di sangue tributario. Quest' ultima ipotesi, senza che il piano non sia accompagnato da una contestuale riduzione delle aliquote Irpef, fa tremare le vene ai polsi, perché si tratterebbe di una stangata vera e propria per tutti i contribuenti. Anche la prima variante, però, non lascia tanto tranquilli. Soprattutto perché la grande novità dichiarata da chi ha presentato questa manovra finanziaria doveva essere quella di colpire l' evasione, mentre in questo modo la legnata arriverà solo a chi i redditi li dichiara e le tasse le paga. È senz' altro vero che chi ha un buon stipendio non ha problemi a pagare per intero le medicine o gli interventi ospedalieri. E magari già lo fa, potendosi permettere di usufruire di strutture private, più efficienti rispetto a quelle del servizio sanitario nazionale. Ma in questo modo si otterrà solo di accrescere ancor di più il divario tra le due Italie, quella che produce e finanzia lo Stato sociale, e quella che mangia a sbafo attraverso mance, sussidi e agevolazioni fiscali. Come è noto, la maggior parte del welfare italiano è coperto con gli incassi dell' Irpef, che non riguardano, però tutti i contribuenti. Su 60 milioni di italiani 20 non presentano proprio la dichiarazione dei redditi. E altri 10 milioni scrivono al fisco che, tra esenzioni e detrazioni, guadagnano troppo poco per versare le tasse. Il risultato è che i cittadini che versano almeno un euro di imposte allo Stato sono circa 30 milioni. Praticamente uno su due. chi paga Ma non tutti partecipano alla formazione del gruzzolo nella stessa maniera. Basti pensare che circa il 60% del gettito arriva da appena il 12% dei contribuenti, quelli che dichiarano redditi a partire dai 35mila euro lordi annui, che è difficile definire nababbi. Salendo con gli scaglioni, le percentuali di cittadini che versano si assottigliano e le quote di gettito che entrano nelle casse dello Stato aumentano. Piaccia o no, sono i ricchi a mantenere in piedi il meccanismo di mutualità e solidarietà che permette allo Stato di aiutare chi resta indietro. Quando si tratta di andare a pescare quattrini, però, si va sempre a bussare da loro. O per motivi ideologici o per scarsa conoscenza del sistema tributario. Il risultato è che una fascia della popolazione, proprio quella onesta che tutti dicono di voler tutelare, dovrà pagare due volte per lo stesso servizio. Una volta mentre presenta la dichiarazione dei redditi e un' altra quando ne avrà bisogno, perché non ha diritto a sconti o esenzioni. di Sandro Iacometti

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