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Recovery Plan, l'inghippo a piè pagina: nel 2021 solo il 5,9% degli esborsi, quanto spetta all'Italia

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Il Recovery Plan varato dalla Commisione Ue per far fronte all'emergenza coronavirus contiene tutto tranne quello che realmente serve ai paesi in difficoltà. Leggendo i piè di pagina saltano fuori quelle che il Corriere della Sera definisce vere e proprie sorprese. Il Recovery and Resilience Facility, pacchetto che rappresenta il grosso del piano di rilancio da 750 miliardi dell'Unione europea, non vedrà la luce prima del prossimo anno. Non solo, perché nel 2021 gli esborsi previsti dalla proposta di regolamento valgono solo il 5,9 per cento dell'intero pacchetto, quindi i pagamenti salgono al 15,8 nel 2022, mentre quasi metà dei seicento miliardi verrebbe erogata solo nel 2023 e nel 2024 (con una coda fino al 2026). Il rischio è palese: gli aiuti arriveranno troppo tardi per molte imprese che stanno già rischiando la sparizione.

 

 

Il motivo di questo ritardo? Agli articoli 17.4(a) e 19.3 del suo regolamentosi legge che la Commissione concede gli esborsi solo quando i Paesi avranno presentato dei piani dettagliati su come investire quei fondi e preso misure per mettersi in grado di spendere con efficacia. E così - prosegue il quotidiano di Luciano Fontana - prima l'Italia riuscirà a presentare piani dettagliati, credibili e operativi sulla transizione ecologica o sul digitale, prima otterrà i fondi del Recovery Plan. Una clausola che per il nostro Paese, con un governo allo sbando, si presenta più difficile del previsto.

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