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Fisco, così lo Stato frega gli italiani: il report sulle cartelle esattoriali, quante sono quelle sbagliate

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La pandemia e le restrizioni introdotte coi Dpcm per ridurre i contagi da Coronavirus hanno ottenuto qualcosa: far calare i contenziosi tributari. È quello che emerge dal rapporto trimestrale (ottobre-dicembre 2020) diffuso nelle scorse ore dal Mef che evidenzia una diminuzione del 36,4% dei nuovi ricorsi (ossia meno 16.344 controversie) e una riduzione delle definizioni del 29,9 per cento. A crescere del 2,85% sono invece le controversie pendenti al 31 dicembre 2020. Analizzando nel dettaglio i numeri del quarto trimestre 2020 si vede che sono stati presentati 28.538 ricorsi, ossia 16.344 liti in meno rispetto al medesimo periodo del 2019. Di questi 18.345 sono stati i ricorsi avviati presso le Commissioni tributarie provinciali (Ctp) e 10.193 gli appelli alle Commissioni tributarie regionali (Ctr).

 

 

 


Meno liti nel 2020 - Rispetto all'analogo periodo del 2019, il flusso delle nuove controversie presentate s' è ridotto sia nel primo (-43,7%) che nel secondo grado di giudizio (-17,1%). I contenziosi definiti tra ottobre e dicembre 2020 sono stati 50.277 (-29,9% ossia 21.426 contenziosi in meno) rispetto a quelli definiti nel 2019. Nello specifico sono stati decisi 36.153 ricorsi presso le Ctp e 14.124 appelli presso le Ctr. Facendo un confronto col 2019 il flusso dei ricorsi definito è calato nel primo grado del 34,2%, e nel II grado del 15,6%. Come già detto, tutto questo è legato a doppio filo agli effetti delle restrizioni decise per ridurre i contagi da Covid. A dimostrazione di ciò il fatto che nel trimestre esaminato dal Ministero delle Finanze, nei due gradi di giudizio c'è stato un elevato numero di rinvii dell'udienze (25.611 rinvii a fronte dei 14.255 rinvii registrati nel IV trimestre del 2019). Nel quarto trimestre 2020, presso le Ctp la percentuale di giudizi favorevoli all'Ente impositore è stata del 49,80% dei provvedimenti emessi, per un valore di 1.661,35 milioni; la percentuale di giudizi favorevoli al contribuente si è attestata al 27,63%, per un valore complessivo di 461,16 milioni di euro.

 

 

 



Errate contestazioni - Nelle Ctr le cause chiuse con giudizi favorevoli all'Ente impositore sono state il 47,98% dei provvedimenti emessi, per un valore complessivo di 1.219,94 milioni; i giudizi favorevoli al contribuente hanno raggiunto il 31,26% dei casi, per un valore totale di 541,89 milioni. È insomma l'ennesima riprova che il fisco sbaglia una volta su 2. Tassando e inviando contestazioni un po' a casaccio, senza aver fatto controli scrupolosi. E se i contribuenti hanno evidenti possibilità di vincere, più complicato è che riescano a ottenere tutto il dovuti. In più devono armarsi di molta pazienza, rivolgersi a un avvocato e pagarlo per il processo, e attendere gli infiniti tempi della giustizia. Mediamente servono circa 3 anni per definire una controversia. Ma se è l'ente impositore a vincere ha immediatamente diritto a un terzo della somma contestata, un terzo dopo il primo grado di giudizio e al saldo in appello. Quando, invece, è il contribuente a mettere all'angolo il fisco, beh qui le cose si complicano perchè il cittadino inizierà ad essere rimborsato solo dopo la Cassazione. In più, in molti casi il contribuente non ottiene l'intera somma perchè rientrano in gioco calcoli e ricalcoli che riducono la cifra. L'ultimo dato interessante riguarda la giacenza complessiva delle liti pendenti al 31 dicembre 2020 (345.295 controversie) cresciuto del 2,85% (+9.566) rispetto al 2019.

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