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Banche, la stangata sui mutui: ecco i nuovi tassi di interesse, chi paga un prezzo altissimo

Michele Zaccardi
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Acquistare casa sta diventando più costoso. Certo, il rincaro è ancora contenuto ma le prospettive per i mutui non sono rosee. Dopo un periodo di lieve discesa, a febbraio i tassi sono infatti tornati ai livelli di agosto. Secondo Bankitalia, il Taeg, indice che rappresenta il costo complessivo di un presito, è salito all'1,85% contro l'1,78% di gennaio. A spingerlo in alto hanno concorso l'aumento dell'inflazione e la stretta monetaria attesa dai mercati entro al fine dell'anno. Già da tempo, infatti, operatori e analisti si aspettavano un incremento dei tassi sui mutui. Ora, dopo aver toccato i minimi, gli interessi sono tornati a crescere. Va ricordato che a determinare il costo dei mutui concorrono due indici diversi: l'Eurirs e l'Euribor. Il primo rappresenta la base di calcolo per i prestiti a rata fissa, mentre il secondo per quelli a rata variabile.

 

 

 

Da inizio anno, l'Eurirs a 20 anni è cresciuto di molto, passando dallo 0,6% all'1,43%. Un rialzo notevole che, solo nell'ultimo mese, è stato dello 0,40%. Al contrario dell'Eurirs che è più sensibile alle aspettative sull'inflazione, l'Euribor è influenzato soprattutto dalle decisioni della Banca centrale europea (che a loro volta dipendono dalla crescita dei prezzi). E visto che un aumento, anche se minimo, dei tassi di interesse praticati da Francoforte è nell'aria, l'indice di riferimento per i mutui variabili ne sta già tenendo conto.

Seppure ancora in territorio negativo, l'Euribor semestrale, a cui sono aggiornate le rate della maggior parte dei mutui variabili, è cresciuto da -0,55% a -0,35%. É chiaro che un rialzo così brusco avrà un impatto sugli interessi che si pagano per comprare casa nei prossimi mesi. E anche il credito al consumo ne sarà influenzato.
Quando si parla di mutui, però, è bene distinguere tra gli aspiranti mutuatari e chi, invece, ha un mutuo a tasso variabile già acceso. Per quanto riguarda le nuove offerte, infatti, le banche hanno già inziato a riallineare gli interessi all'aumento dell'Eurirs.

 

 

 

SIMULAZIONE - Facendo una simulazione su MutuiOnline, si vede come per un mutuo di 160mila euro (su una casa da 200mila) il tasso finito (dato dalla somma tra premio applicato dalla banca e l'Eurirs) oscilla tra l'1,58 e il 2,95%. Questo mentre, fino a poco tempo fa, si riusciva a spuntare, nella migliore delle ipotesi, un tasso dell'1%. Se si vuole risparmiare, però, è meglio scegliere un mutuo a rata variabile. Su un finanziamento con le stesse caratteristiche il tasso varia tra lo 0,64 e l'1,10%. Per chi invece un mutuo indicizzato ce l'ha già, sulla rete circolano delle simulazioni su quello che potrà avvenire nei prossimi mesi. Su un mutuo di 140mila euro a 15 anni indicizzato all'Euribor a tre mesi e considerando un premio dell'1%, un aumento dello 0,10% dell'indice si traduce in un incremento delle rate residue di 754,32 euro. Nel caso estremo in cui invece l'Euribor crescesse dell'1%, la maggior spesa sarebbe di oltre 9400 euro. Per un mutuo a trent' anni, le rate sfonderebbero il tetto dei 21mila euro (1656 per uno a 15 anni).

Nello scenario intermedio, con l'Euribor a +0,50%, un prestito trentennale costerebbe 10mila euro in più mentre quello a 15 anni 4500. Come detto, sia l'Eurirs, in modo diretto, che l'Euribor, in modo più sfumato, tengono conto dell'inflazione. Circostanza che potrebbe rappresentare un grosso problema per i mutuatari in una situazione come quella attuale. L'inflazione, infatti, inizia a mordere.
Ma soprattutto comincia a farsi sentire sulle aspettative. Se a inizio anno le stime dei mercati per la crescita dei prezzi nell'area Euro a 5-10 anni erano all'1,86%, ora sono passate al 2,26%. Con un'inflazione che viaggia al 7,5%, simili valutazioni rischiano di essere ottimistiche. Per chi ha già contratto un prestito per comprare casa, perciò, potrebbe essere conveniente passare da un mutuo variabile a uno fisso. In questo modo, anche se si andasse a pagare un po' di più, si sarebbe tutelati da oscillazioni troppo violente dei tassi di interesse.

 

BANCA CENTRALE - La Banca centrale europea, infatti, potrebbe essere costretta ad intervenire in modo più deciso per arginare l'inflazione. Il problema è che la surroga del mutuo è piuttosto costosa: il tasso minimo è già oltre il 2%. Sempre ieri, oltre ai dati sul Taeg, Bankitalia ha diffuso anche le statistiche sulla situazione del mercato dei prestiti in Italia. I tassi applicati ai nuovi crediti concessi ai consumatori sono stati dell'8,06% (8,08% a gennaio) mentre quelli per le imprese sono stati dell'1,09%. In crescita del 3,8%, invece, i prestiti alle famiglie e dell'1,2% quelli alle aziende. A fronte di un calo del 6,9% del denaro investito in obbligazioni, i depositi sono aumentati del 4,2%. In totale, a febbraio di quest' anno, sono quasi 1.146 i miliardi di euro che gli italiani detengono sui conti correnti.

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