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Bancomat e carte in tilt, la verità sul "buco nero" di venerdì: prepariamoci al peggio, l'Italia è in pericolo

Renato Farina
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La notizia di cronaca spicciola, anzi senza spiccioli, è che ieri, Venerdì Santo, giorno di acquisti e di partenze, per una buona mezz' ora, tra le 11,45 e le 12,15, i bancomat e le carte di credito degli italiani hanno smesso di funzionare. Un vero e proprio blackout del sistema della moneta elettronica.
Si sono formate code alle casse dei supermercati, davanti ai negozi, ci si è messi nervosamente in fila cercando di far sputare soldi dalle macchine dotate di codici avanzatissimi ma vigliaccamente inetti. Nessuna tragedia, per carità, non è morto nessuno. E viene persino da sorridere al paragone tra i disagi abbastanza di lusso che hanno indignato gli abitanti di Vigevano e Crotone e il terrore che, in quegli stessi minuti, ha afferrato alla gola i cittadini di Odessa e Kiev al suono della sirena per l'imminente bombardamento.


Istintivamente verrebbe da scrivere un articolo di colore sui vantaggi dei soldi nel materasso rispetto a quelli che corrono attraverso codici e pezzi di plastica. Un marameo ai bancomat, roba da scherzarci su, proprio nel giorno in cui sono cominciate a fioccare, multe per chi, tra i commercianti e gli artigiani, non vuole saperne di queste diavolerie post-moderne. Mi piacerebbe tanto fermarmi a considerare la rivincita delle banconote e delle monetine dopo che la cartamoneta è stata persino moralmente declassata, ritenuta roba da narcos o da vecchiette ignoranti, Magari la faccenda si potesse liquidare così.


L'ALLARME
La notizia è ben altra. E vale come una sirena di allarme sulla nostra sicurezza. È accaduto che un'infrastruttura essenziale su cui dovrebbe riposare tranquilla la vita degli italiani si è spezzata per mezz' ora. Come le ferrovie, le reti perla distribuzione dell'energia, quelle stradali e autostradali, ormai la circolazione del denaro su cui si fonda l'economia oggi è quasi totalitariamente elettronica. Un Paese si ferma così. Lo insegnano le sanzioni finanziarie imposte alle banche russe e specialmente a quella centrale. Possono avere depositi stipati di valuta pregiata, ma se sono tagliate fuori dal sistema è come avere un tesoro inaccessibile, con cui non puoi comprare neanche un pezzo di pane. C'è un ulteriore livello di gravità che spaventa. Non sapere non dico chi ti sta attaccando, ma neppure se qualcuno lo sta facendo, è persino più allarmante, significa essere senza giubbetto antiproiettile mentre è in corso una sparatoria.

 

 


Da fonti bene introdotte sappiamo che segnali di qualche crepa nel sistema si stavano manifestando già nella serata di giovedì. Che si è fatto per parare il colpo (di guasto tecnico o criminale che sia)? Ancora diverse ore dopo il blackout, non si sapeva nulla. La polizia postale per bocca del suo direttore Ivano Gabrielli, se la cavava gettando la palla in corner: «Non abbiamo al momento evidenze di un attacco informatico», ha spiegato all'agenzia La Presse. L'Agenzia Nazionale della Cibersecurity taceva.


DURANTE LA GUERRA
E questo durante una guerra in cui il ventre molle del nostro Paese è proprio lì, dove corrono i big data, le informazioni essenziali per far funzionare la normalità della vita. Nelle settimane scorse un attacco era stato condotto contro le biglietterie delle ferrovie. Poca roba. Corre voce che industrie alimentari italiane, com' è già capitato in America per la più grande catena di distribuzione delle carni, siano sotto ricatto. Potrebbero essere hacker che lavorano in proprio, oppure guidati da potenze ostili. Sarebbe meglio che quello ai bancomat sia stato un attacco cyber, di quelli magari per cui si paga il riscatto, rispetto al non sapere.

 

 


Qualche osservazione.
1. Non siamo stati educati all'emergenza. Lo scenario geopolitico è alquanto turbolento intorno a noi, ma forse si teme che dando qualche consiglio e istruzione, come fanno nelle scuole giapponesi per i terremoti, generi panico? Siamo adulti. Vogliamo conoscere per deliberare i comportamenti. Com' è stato per il Covid con le mascherine, le distanze sociali e i vaccini, lo smart working ecc, tutto okey. Ma qual è l'analogo delle mascherine se si è lambiti da qualche scheggia bellica sia pure collaterale? Cosa fare se un attacco hacker provoca il blackout in una città, per un'ora, un giorno, tre giorni? Che deve fare un cittadino bloccato in ascensore e chi lo sente urlare? Oppure: salta per giorni, e non per mezz' ora come ieri, il circuito bancario.
Che si fa? Magari è bene tenere in casa un po' di risparmi sotto il mattone, alla vecchia maniera? Semmai non fossero stati pirati informatici, peggio mi sento.

 


2. (Premessa: non sono esperto di cybersecurity o di informatica, però a volte considerazioni di non implicati nella materia aiutano di più degli esperti perché non sono inquinate da convinzioni). Detto ciò, se si dà retta alle informazioni che tendono a essere tranquillizzanti dei soggetti implicati nel guaio, cioè le banche, il problema è ricondotto a un guasto tecnico, si fa persino il nome del "colpevole", il tutto per escludere un atto di hacking o vandalismo informatico. Ah sì, e questo dovrebbe bastare a rasserenarci? Quel che è successo fa pensare a una presunta mancanza di sistemi di redundancy (ridondanza). Qualcosa che se riferito a servizi essenziali da uno a dieci è di gravità 8.


LA SICUREZZA
Immaginiamo un ospedale, a cui salta la corrente elettrica, attacco hacker o guasto della centrale: nessun problema, scatta in azione il generatore. E se il generatore - capita - non funziona? Nessun problema, c'è sempre un generatore di scorta, in gergo, di backup. Una norma imprescindibile di sicurezza è che nelle strutture strategiche occorre avere sempre più opzioni/soluzioni che garantiscono la continuità del servizio 3. Quel che è accaduto potrebbe essere un'occasione per migliorare, come dicono gli allenatori dopo la sconfitta. Una felix culpa. Quel che domani da gente comune avremo dimenticato, potrebbe anzi dovrebbe innescare decisioni al livello politico e a quello dei responsabili della sicurezza. Bisogna saper programmare e preparare i quadri tecnici e la popolazione prevedendo il peggio. Quel che è accaduto ai bancomat avverte di quanto sia importante testare sempre la propria capacità di risposta. Ciò vale per l'informatica, vale per l'energia o l'approvvigionamento di grano. Un buon governo pone le premesse per evitare i manzoniani assalti ai forni: fossero quelli del pane, del gas o del denaro. P.S. (Avvertimento: non sono esperto di cybersecurity o di informatica, però a volte considerazioni di non implicati nella materia aiutano di più degli esperti perché non sono inquinate da convinzioni). 

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