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Arriva la "botta" in busta paga: occhio al salasso. Chi rischia lo "scippo" a fine mese

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Sandro Iacometti
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Sulla casa, si spera, il pericolo è scampato. Le modifiche richieste dal centrodestra e, sembra, accolte dal governo sulla delega fiscale dovrebbero scongiurare brutte sorprese legate alla riforma del catasto. Ma per una tassa che va, ce n'è subito una che arriva. Eh sì, perché nella nuova formulazione del decreto aiuti messa a punto ieri pomeriggio dal Consiglio dei ministri, tra i vari ritocchi è spuntato pure un piano per aiutare i comuni in difficoltà coi bilanci. Come? Manco a dirlo dandogli la possibilità di aumentare le tasse. «Al fine di favorire il riequilibrio finanziario, i comuni capoluogo di Provincia che hanno registrato un disavanzo di amministrazione pro-capite superiore a 500 euro», si legge in una bozza del nuovo decreto, entro 60 sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto aiuti «possono sottoscrivere un accordo per il ripiano del disavanzo tra il Presidente del Consiglio dei ministri o un suo delegato e il Sindaco, in cui il comune si impegna per il periodo nel quale è previsto il ripiano del disavanzo».
Tra le misure da adottare ci potrà essere anche l'incremento dell'addizionale comunale all'Irpef, in deroga ai limiti previsti per legge, in misura non inferiore allo 0,2%.
Ora, bisogna sapere che nel 2019 il gettito complessivo delle addizionali ammontava a 5 miliardi e coinvolgeva 30,4 milioni di contribuenti, con un prelievo medio di circa 200 euro.

 

 

LE ALIQUOTE

La tassa, istituita nel 1997, è stata negli anni una fonte di finanziamento largamente utilizzata dagli enti, che nel tempo hanno preso tutto quello che c'era da prendere: nel 2020 circa il 45% dei comuni, corrispondente a circa tre quarti della popolazione, hanno esaurito i margini di manovra dell'addizionale concessi dalla legge. Per circa la metà dei Comuni l'aliquota media dell'addizionale è superiore al 6 per mille e oltre il 50% della popolazione risiede in Comuni con un'aliquota media superiore al 7,3 per mille, Insomma, il balzello è stato già ampiamente utilizzato per spolpare fino all'osso i contribuenti.

 


Ed ora potrà addirittura essere incrementato per coprire i buchi dei comuni meno virtuosi. La bozza elenca anche una serie di misure alternative che potranno essere messe in campo per rientrare dal disavanzo: aumento dei canoni di concessione e locazione; incremento della riscossione delle entrate; riduzioni strutturali del 2% annuo della spesa di parte corrente; razionalizzazione delle partecipazioni e sul personale; riorganizzazione e snellimento della struttura amministrativa; razionalizzazione degli uffici; increment degli investimenti, anche attraverso l'uso dei fondi del Pnrr.
Ma c'è da scommettere che l'addizionale sarà quella preferita. Anche perché è la più facile da mettere in atto.

LE MODIFICHE

Ma non è l'unica novità. Le modifiche apportate ieri non cambiano l'impianto complessivo del decreto, però intervengono su alcune misure chiave, a partire dal bonus da 200 euro per lavoratori, pensionati e disoccupati. Il beneficio è stato allargato, come aveva promesso Mario Draghi in conferenza stampa, anche agli autonomi e agli stagionali. Però non è finita. Udite udite, l'aiutino generosamente erogato dallo Stato con i 6 miliardi prelevati con la tassa del 25% sui profitti, extra ma del tutto legittimi, delle imprese dell'energia, finirà in tasca anche ai percettori del reddito di cittadinanza. Tanto per arrotondare un po' la paghetta voluta dai grillini. A bocca asciutta, invece, ed è difficile capire perché, resteranno colf e badanti. Arriva poi il buono per i trasporti pubblici, da 60 euro, e vengono in parte riattivate le cessioni multiple di crediti per i bonus edilizi. Tra aiuti per il caro materiali e interventi sul settore trasporti il ministero delle Infrastrutture calcola un intervento che sfiora i 10 miliardi. Ci sono poi i fondi per le imprese danneggiate dalla guerra, che salgono a 150 milioni complessivi, perché ai 130 del ministero dello Sviluppo economico si aggiunge un fondo da 20 milioni per le imprese agricole istituito presso il ministero delle Politiche agricole.

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