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Gas "crunch", Gazprom fa piombare l'Italia nel caos: cosa sta per accadere

Sandro Iacometti
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Viene giù tutto. E Mario Draghi non c'entra. Anzi, il premier dimissionario ieri si è anche procurato altre promesse di forniture aggiuntive dall'Algeria, firmando un maxi accordo per rafforzare la partnership energetica con il Paese nordafricano. Ursula von der Leyen, invece, è volata a Baku per siglare un memorandum d'intesa che porterà a raddoppiare, da qui al 2027, le forniture di gas naturale azero. Mentre in una Germania terrorizzata dai possibili effetti dello stop totale del metano russo, il cancelliere Olaf Scholz riceveva Abdel Fattah al-Sisi, presidente di un Egitto diventato cruciale nel transito di gas verso l'Europa. Tante lodevoli iniziative che non sembrano però essere in grado di cambiare le carte in tavola. Gazprom ieri da una parte ha tenuto a far sapere che i suoi flussi verso la Cina hanno raggiunto livelli record, in una lettera inviata al colosso tedesco Rwe ha invece evocato «cause di forza maggiore» per la chiusura dei rubinetti del Nord Stream 1.

 

 


LA TURBINA
Una mossa che non fa sperare nulla di buono per il 21 luglio, quando terminerà il periodo previsto di manutenzione del gasdotto e in teoria dovrebbero ripartire le forniture. L'alibi della turbina (c'è chi sostiene che non sia affatto necessaria al funzionamento del gasdotto) inviata in Canada per interventi di riparazione, infatti, di sicuro consentirà di scavallare la scadenza prevista. È stata spedita, ma non arriverà prima del 24. E poi servirà altro tempo per renderla operativa. Insomma, si arriva almeno a fine mese. Poi si vedrà. Ma il percorso ormai sembra tracciato. Il nodo, per Bruxelles, resta quello dei tempi. L'Ue riuscirà a correre ai ripari sul riempimento degli stoccaggi prima che la Russia blocchi definitivamente i flussi? Domani la Commissione presenterà il suo piano di emergenza anche per questo. Solidarietà e riduzione «immediata» della domanda energetica costituiscono l'architrave delle linee guide, che consigliano alle famiglie europee di abbassare i condizionatori di un grado, invitando, al tempo stesso, uffici e locali pubblici a mantenere la temperatura non sopra i 19 gradi il prossimo inverno. Ma gli inviti potrebbero diventare qualcosa di più perentorio. «La Ue deve risparmiare 12 miliardi di metri cubi nei prossimi tre mesi per evitare un gas crunch in inverno», ha avvertito ieri l'Agenzia internazionale dell'energia, secondo cui senza un intervento immediato «l'Europa potrebbe dover affrontare tagli e contingentamenti molto più drammatici più avanti».

 

 


L'INTERVENTO
Ed ecco in cosa consiste l'intervento: introdurre piattaforme d'asta per incentivare gli utenti di gas industriale dell'Ue a ridurre la domanda; ridurre il consumo di gas nel settore elettrico, anche attivando le centrali a carbone; rafforzare il coordinamento tra gli operatori di gas ed elettricità in tutta Europa; ridurre la domanda di elettricità delle famiglie stabilendo standard e controlli di raffreddamento; armonizzare la pianificazione delle emergenze in tutta l'Ue. In altre parole, roba da austerity vera. Domani vediamo cosa deciderà la Ue. Poi c'è sempre il Consiglio Affari Energia straordinario convocato per il 26 luglio. Ma la sensazione è che molti a Bruxelles stiano sottovalutando l'allarme. Fonti comunitarie ieri hanno diffuso notizie rassicuranti in merito alla riduzione della dipendenza da Mosca. I flussi di gas russo sono passati dal 40 al 20% del totale (in Italia sono scivolati al quinto posto tra le fonti di approvvigionamento, dietro anche al rigassificatore di Cavarzere, in provincia di Rovigo). E nel frattempo, si accelera sui fornitori alternativi. Usa, Algeria, Israele, Qatar, Norvegia e, ultimo in ordine cronologico, Azerbaigian. Delle due l'una. O l'Agenzia internazionale per l'energia non sa fare i conti o l'Europa, come spesso accade, si sveglierà solo quando i fornelli non si accenderanno più.

 

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