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Bollette, ecco cosa scriveva Libero un anno fa: ora si capisce tutto

Pietro Senaldi
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Esattamente un anno fa, il 21 settembre 2021, abbiamo aperto Libero con il titolo "Bollette alle stelle per altri quattro anni - Draghi, se ci sei batti un colpo". Allora il premier non guidava un governo scaduto ma era nel pieno dei propri poteri e la guerra in Ucraina era forse già nelle menti di Putin e di Biden, ma non certo in quella dei leader europei, che l'hanno subita; e neppure era in quella del nostro immenso banchiere, che per quanto abbia rapporti strettissimi con gli Stati Uniti, è tuttalpiù un garante e un referente, ma non un decisore degli equilibri geopolitici mondiali. Ed è già una gran cosa, per intendersi.


ESBORSO INSUFFICIENTE
Un anno fa, si diceva dalla nostra modesta scrivania, senza vantare relazioni con il Gruppo Bilderberg né avere appesi al muro attestati di frequentazione ai master della Bocconi o di Stanford, avevamo capito che tirava una brutta aria per le bollette e il nostro Sandro Iacometti aveva scritto chiaramente che eravamo «all'inizio di una crisi energetica destinata a durare alungo». Avevamo anche sollecitato Draghi a far qualcosa. A distanza di dodici mesi, dobbiamo constatare che il premier migliore del mondo, perché come tale è stato premiato a inizio settimana a New York, in materia poco o nulla ha fatto per superare il problema a livello strategico. Quanto a tamponare, si è mosso in ritardo e con stitichezza decrescente, ottenendo il doppio riabbia sottobanco lavorato contro un accordo continentale per frenare l'emergenza, perché tanto fino a un mese e mezzo fa Berlino continuava a riempire i magazzini comprando da Putin.

 

 

C'è anche chi sostiene che i massimi responsabili dei rincari siano Draghi e Scholz, che hanno innescato una folle corsa al rialzo nel tentativo di riempire gli stoccaggi entro l'estate a qualsiasi costo, drogando così il mercato, che si è placato quando lo sforzo si è compiuto. Di certo è che, a parte Salvini che ha continuato a battere il chiodo chiedendo aiuti alle imprese e alle famiglie, e la Meloni, che da mesi invoca il disaccoppiamento tra il costo del gas e quello dell'eletticità, in campagna elettorale tutte le forze politiche si sono tenute lontane dall'argomento. Forse la sinistra non voleva che le venisse rinfacciata la contiguità con l'agenda Draghi e Conte voleva evitare che gli ricordassero che M5S si è opposto sempre fieramente a rigassificatori, riattivazione delle centrali a carbone e politiche nucleari - le ultime due cose in compagna del Pd. Si è preferito buttarla sulle accuse di putinismo e fascismo, benché tutti gli studi demoscopici rivelino che i tre argomenti che interessano gli elettori in questo momento sono inflazione, caro energie e tasse. Ricordiamoci oggi nel seggio chi ha determinato i primi due allarmi e vuole rimediare aumentando le imposte. 

 

 

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