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Mps in affanno, spuntano gli avvoltoi: chi vuole prendersi la banca

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Vittoria Leoni
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Come ipotizzabile fin dalla vigilia, il primo giorno del settimo aumento di capitale (in soli 14 anni) del Monte dei Paschi è stato davvero da incubo. Complici gli allarmi lanciati nelle scorse ore sia dalla Consob sia dalla Bce sull'alto rischio di esecuzione dell'operazione, ieri gli investitori hanno scelto di vendere a piene mani e il titolo ha terminato la seduta in calo del 2,69% a 2,0075 euro - ossia a un passo dalla "linea rossa" sotto la quale diventa più conveniente acquistarle in Borsa anziché comprarle in aumento di capitale. Ad oggi si può comprare una nuova azione a 2 euro nel rapporto di 374 nuovi titoli ogni 3 posseduti. Se però, nei prossimi giorni, la quotazione dovesse scendere in maniera sensibile sotto i 2 euro il rischio di un intervento del consorzio di garanzia delle 8 banche lieviterebbe notevolmente. E le costringerebbe a sottoscrivere azioni fino a 400 milioni.

 

 

 

BANCHE GARANTI AL BIS?

Visto il rischio di un nuovo intervento del consorzio digaranzia non è quindi un caso se proprio ieri- a circa metà seduta- i francesi di Axa per rassicurare il mercato hanno confermato che parteciperanno alla ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni con una cifra che potrà arrivare fino a 200 milioni di euro e che «l'esatto ammontare finale dipenderà dalla domanda degli investitori». E ad aggravvare ancor di più l'esito della delicatissima operazione, che viene realizzato in un momento non certo favorevole, e che è stata voluta e portata avanti dall'ad di Siena, Luigi Lovaglio, c'è da segnalare che ieri gli investitori si sono scatenati sulla vendita dei diritti d'opzione precipitati del 91,43% a 0,6715 euro. Rispetto alla chiusura di venerdì, insomma, il combinato disposto "azione e diritti d'opzione" ha bruciato in una sola giornata il 72,9% del valore, per una capitalizzazione pre aumento precipitata a circa 27 milioni.

 

 

 

IL VALORE DELLA BANCA

Un ruolo cruciale lo giocheranno i piccoli risparmiatori nelle cui mani è custodito circa un quarto del capitale della banca, il cui valore si è ormai completamente azzerato. E col Monte in profondo affanno, ecco che iniziano ad alzarsi in volo gli avvoltoi attorno alla facile preda. E immediatamente arriva l'allarme del segretario generale della Fabi, Lano Maria Sileoni: «Il Tesoro deve cedere Mps entro il 2024. Ma molto prima dovrà cercare un partner o altri partner. Durante questo tipo di operazioni, c'è chi pretende o pensa che Rocca Salimbeni si possa comprare con un euro, come è accaduto nel 2017 con le due banche venete. Oppure c'è chi ha l'intenzione di porsi come il cavaliere bianco: potrebbero essere due o tre le banche a rilevare il Montepaschi, specie per coprire una propria carenza di capitale o deficit di coperture sui crediti deteriorati, cercando di farli apparire come di Mps». Quanto all'aumento di capitale in corso di Mps, il segretario generale della Fabi lo definisce «un vero e proprio thriller fino all'ultimo secondo. Nell'accordo col consorzio di garanzia, sono presenti alcune, importanti clausole che consentono di risolvere l'accordo in qualsiasi momento. Clusole che vanno dall'insorgere o intensificarsi di atti di ostilità o atti di terrorismo o altre calamità che ha consentito a chi ha garantito l'aumento di recedere dall'accordo. Non solo. L'accordo potrà essere risolto anche di fronte a qualsiasi cambiamento negativo sui cambi valutari, nella politica italiana e internazionale, nei mercati finanziari italiani e internazionali». Per tutti noi auguriamo a Mps un finale migliore di un thriller.

 

 

 

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