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Repubblica, fronda anti-Israele: Zerocalcare fa esplodere la guerra in redazione

Francesco Storace
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Riesumate il vecchio servizio d’ordine del Pci. C’è da mandarlo a Repubblica per sedare un conflitto in redazione tra chi sta con Israele e chi contro. Non serve stabilire chi ha torto, ma solo evitare che se le diano di santa ragione. Ha cominciato Zerocalcare con l’annuncio di voler disertare Lucca Comics, o è stato Francesco Merlo ad attaccare con il suo articolo-carro armato di ieri? Finché frignavano nella striscia di Repubblica, in fondo erano fatti loro. Ma ora tutto è deflagrato nella rete e sono botte da orbi (per ora verbali). Quando Merlo bastona, persino chi lavora in quel giornale deve chiedere soccorso ai social. Compresi due membri su cinque del comitato di redazione sono in cerca di caschi blu per implorare salvezza.

È da qualche giorno, infatti, che impazza il no di Zerocalcare e di chi gli è andato appresso all’edizione della rassegna fumettistica. Siccome è patrocinata da Israele, non vogliono partecipare, anche se le opere vanno lo stesso in vendita. Il cassiere non conosce tregua. E ieri è arrivata la fucilata di Francesco Merlo, che ha preso di mira i disegnatori del dissenso. «Fumante di collera, Zerocalcare neppure si rende conto di somigliare ad Hamas e gli pare una gran figata buttare i suoi razzi di fumo-fumetto su Israele, così si decora la coscienza e si sente come le pantere nere alle Olimpiadi del 1968». Indubbiamente, la penna si vede sempre. E soprattutto si sente sulla schiena.

 

 

 

L’articolo era una lista di proscrizione, avrebbero strillato a sinistra. Ma stavolta non possono perché la guerra è tra loro, sinistra contro sinistra. E così anatema su «Fumettibrutti, Giancane, Stefano Disegni, Davide Toffolo, e via con la lista dei minori che vogliono essere all’altezza, tutti, nel loro piccolo, abusando dei palestinesi come ne abusa Hamas, e tutti ben sapendo che la grandezza di un festival è fatta di contro-festival, di uno sprezzante controcanto che si nutre del canto e anche della sua putrefazione, come il Festival e Il Controfestival di Sanremo».

Insomma, dipinti come seguaci di Hamas, il che non è una nota da scrivere nel proprio curriculum. A Merlo ha dato fastidio in particolare una frase di Zerocalcare, che ha voluto citare: «Com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra?». Lo massacra, li massacra. Scandalo, rumore, protesta. Dall’eskimo in redazione all’I-phone su X erede di twitter è un attimo. E si fa sotto eroicamente Matteo Pucciarelli, membro del comitato di redazione del giornale in preda ad una crisi di nervi che ad occhio e croce dovrebbe essere iniziata un po’ dopo il 7 ottobre scorso, quando Israele ha deciso di reagire ai terroristi: «Lavoro a Repubblica dal 2012 e voglio bene al giornale. Proprio per questo sento l’esigenza, a titolo personale, di prendere pubblicamente le distanze da argomentazioni che offendono Zerocalcare e non solo, deformandone e irridendone idee e valori». Ancora dal sindacato interno: «Editoriale in cui non mi riconosco», cinguetta Zita Dazzi.

E poi, diversi altri, dalla redazione romana, mica da Gaza. Non poteva mancare il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che scrive per il Venerdì del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: «Sento anche io il dovere di esecrare pubblicamente la violenza verbale e morale dell’articolo di Merlo contro Zerocalcare e non solo. Di tutto abbiamo bisogno ora tranne che di questa gratuita violenza». È sufficiente Hamas, giustamente. Penna chiama penna ed entrano in campo anche gli esterni al giornale, in un crescendo di vittimismo che ha dell’incredibile. Su Israele si può scrivere di tutto e soprattutto contro, sui suoi nemici – quelli che vogliono cancellarla dalla faccia della terra – invece no. E lui, la “vittima”, Zerocalcare, si fa vedere dalle parti di X con una semplice frasetta lacrimante: «Non so se esiste un limite», in cui mette in mostra accusa e difesa nel processo che ritiene di aver subito da Merlo. Oggettivamente, tutto molto ridicolo. Lavorare per un giornale e atteggiarsi a vittima fuori dall’uscio della redazione è un esercizio esibizionistico. Anche se a difesa del proprio fumettista preferito, che diventa dunque l’intoccabile combattente di una guerra che vede solo dalla televisione. Le buone notizie arrivano solo dalla kermesse di Lucca, dove si annuncia una partecipazione record. Vuoi vedere che in molti hanno deciso di andare dopo aver saputo delle diserzioni eccellenti? 

 

 

 

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